I suoni intollerabili e le reazioni fisiologiche

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Proseguendo le nostre ricerche per la rete, abbiamo trovato un articolo del dott. Mario Mattia sulle percezioni uditive di suoni considerati intollerabili e le reazioni fisiologiche. Alcune parti hanno attirato maggiormente la nostra attenzione. Buona lettura.

L’elaborazione principale del suono si sviluppa nel centro del cervello, in una zona detta “limbo”, dove avviene l’analisi e la selezione ed il filtraggio delle informazioni. Questa funzione risulta legata alle memorie: tutti i sensi trasmettono informazioni provenienti dall’ambiente che ci circonda; alle numerose percezioni che accumuliamo durante la vita (l’udito entra in funzione alcuni mesi prima del concepimento) associamo sia caratteri informativi che emotivi. Una informazione od un evento nuovo, veloce o di alto livello, scatena immediatamente (prima ancora di raggiungere il livello corticale della percezione cosciente) una reazione neurovegetativa idonea alla difesa, prevenzione e tutela della propria salute. In pratica il “sistema limbico” che regola i ritmi fisiologici (“omeostasi dinamica”) e la produzione degli ormoni, in caso di “allarme” introduce nel sistema  cardiovascolare adrenalina con brusco aumento dei battiti del cuore e della respirazione.

Il sistema uditivo è in stretta correlazione con le aree del nostro cervello che controllano gli aspetti emotivi della nostra vita di relazione (sistema limbico) e con quelle che determinano le risposte automatiche del nostro organismo di fronte al pericolo, ovvero la cosiddetta “reazione d’allarme” (sistema autonomo o neurovegetativo).

Sappiamo che un rumore può avere effetti extra uditivi agendo e modificando i bioritmi (ovvero aree cerebrali preposte alla coordinazione ed al controllo della cadenza ritmica delle funzioni biologiche):

  • Interferenza con le fasi del sonno: in particolare con la fase REM (sonno desincronizzato)
A questo seguono effetti fisiologici complessi:
  • OLTRE AL DISTURBO o “ANNOYANCE”, SI RISCONTRANO INTERAZIONI CON:
  1. SISTEMA ENDOCRINO
  2. SISTEMA NERVOSO CENTRALE
  3. PSICHE E COMPORTAMENTO
  4. APPARATO CARDIOVASCOLARE
  5. APPARATO GASTROINTESTINALE
  6. APPARATO RESPIRATORIO
  7. APPARATO RIPRODUTTIVO
Memoria auditiva: Già nel grembo materno l’orecchio trasmette vibrazioni e suoni al sistema  limbico ed al cervello. Viene creato un archivio o “banca dati” di immagine sonore (come quelle visive, olfattive e tattili). Vengono “registrati” i segnali che stimolano sensazioni negative o di pericolo.

Effetti sul sonno: Durante le fasi del sonno l’apparato uditivo è sempre attivo (sopravvivenza, difesa). I suoni percepiti vengono:

  • Confrontati ai suoni archiviati nella “banca dati”: caratteristiche fisiche, ritmo, ecc;
  • Analizzati nel tempo: > di 20 dB di variazione in < di 1 s = reazione di difesa.
Elaborazione limbica: Si ritiene che alcune strutture nervose afferenti alla zona centrale del sistema limbico portino alla prima analisi e decodifica dei suoni con la separazione del
contenuto semantico ed informativo (all’emisfero SN dominante per un soggetto destrorso) dalle “sensazioni” (all’emisfero DX) sulla base del ritmo o del contenuto armonico. In quest’area si sviluppano le memorie.
Nuove “immagini sonore” vengono acquisite nella memoria a lungo termine e possono provocare reazioni di difesa (sveglia, scarica di adrenalina, ecc.) fino all’assuefazione (se il segnale viene classificato NON pericoloso).
Qualsiasi suono con un livello di pressione superiore a 45-50 dBA (limite raccomandato dall’OMS Organizzazione Mondiale della Sanità) od un “gradiente” maggiore di 20 dB (cioè un rapido incremento del rumore), anche se non portano al risveglio, influiscono sulla qualità del sonno.
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Un segnale sonoro “nuovo”, o associato con una esperienza negativa, viene considerato dal nostro sistema nervoso come “significativo” ed evoca una risposta “emotiva” (intesa in termini neurofisiologici e non psicologici) che predispone alla reazione d’allarme mediata dal sistema neurovegetativo.
Il concetto fondamentale che emerge dal modello neurofisiologico è che l’intero meccanismo che è alla base del fastidio acustico avviene non a livello dell’apparato uditivo,ma in aree non-uditive del sistema nervoso centrale e più in particolare in quella parte del cervello nota come sistema limbico, (implicato nei processi emotivi), e nel sistema nervoso autonomo o “neurovegetativo”, deputato al controllo di tutte le funzioni corporee (ad es.: la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, la respirazione, la digestione ecc.) ed al meccanismo neurologico della cosiddetta “reazione d’allarme”.
Qualsiasi segnale “nuovo” per il sistema nervoso stesso viene privilegiato ed amplificato (in senso bioelettrico) dai centri sottocorticali fino a giungere a livello della corteccia cerebrale dove tale segnale bioelettrico viene interpretato come “suono” e quindi valutato e confrontato con le precedenti esperienze sensoriali immagazzinate nel nostro cervello grazie alla “plasticità” neuronale. In alcune situazioni, legate alla particolare labilità ansioso-emotiva (sistema limbico) del soggetto, o alla coincidenza temporale con uno specifico evento negativo, o quando alla base della  disfunzione bioelettrica vi è un danno a livello cocleare può scatenarsi un grave stato di stress con danni extrauditivi.
Il professore aggiunge poi un paio di  concetti che potrebbero essere diversi spunti di riflessione.
Se analizziamo il “rumore” scopriamo che, a parità di dB(A) (ovvero livello sonoro immesso globale), lo spettro del livello sonoro immesso è diverso da quello di fondo: è questa differenza che viene percepita come immissione disturbate non tollerabile.
Questa potrebbe essere la ragione per cui molti misofonici o iperacusici riescono a tollerare rumori di fondo generici (pioggia, aspirapolvere, ecc.) e non quelli immessi nell’ambiente.
A specificare:
La casa, la propria abitazione, il proprio territorio, fa parte dell’ambiente privato e riservato dell’individuo: qualunque ingerenza non voluta e percepita in tale spazio viene normalmente considerato “non tollerabile” e provoca una reazione di “disturbo”.
L’intolleranza ad un suono secondo lui è dovuta alla percezione della presenza del fenomeno/suono immesso (proveniente dall’esterno) nella proprietà individuale, intesa come ambiente o territorio inviolabile. Questo potrebbe spiegare perchè diversi studiosi hanno riscontrato che molti misofonici sono persone con un elevato senso del controllo, persone sensibili o persone che si sono sentite disturbate, invase, minacciate da un suono che in età infantile hanno associato a qualcosa di negativo (ovviamente in questo caso stiamo valutando solo una fetta dei misofonici).

FONTE DELLE INFORMAZIONI:
Relazione Prof. MarioMattia

FONTI DELLE IMMAGINI:
HuffingtonPost, tweakyourBIZ

di Monia De Tommaso

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