La musicoterapia come trattamento della misofonia [Parte II]

musicoterapia

Come abbiamo scritto nella prima parte di questo articolo,  la musicoterapia può aiutare a sentirsi bene ogni giorno, a migliorare la concentrazione, favorire il rilassamento e contribuire a combattere lo stress. La musicoterapia è considerata un vero e proprio toccasana per la salute, tanto che le sue tecniche sono state introdotte in alcuni ospedali italiani per aiutare i pazienti a sopportare meglio il dolore e la sofferenza causate dalle malattie e dalle operazioni chirurgiche. In questo articolo vedremo più nel dettaglio le caratteristiche delle sue sedute e alcuni esempi di trattamento.
In una seduta di musicoterapia, il terapeuta ha a disposizione come materiale di lavoro i suoni, i silenzi, il proprio corpo, i rumori, la musica ed i singoli elementi che compongono la musica:

1. II RITMO che agisce sulla sfera intuitiva;
2. La MELODIA che agisce sulla sfera sentimentale;
3. L’ARMONIA che agisce sulla sfera intellettiva.

Le tipologie delle sedute di musicoterapia si dividono a seconda dei casi in:

  • Musicoterapia recettiva: si basa sull’ascolto guidato e strutturato in considerazione del fatto che gli stimoli sonori permettono il rilascio di neurotrasmettitori e neuromodulatori che modulano il comportamento e l’affettività dell’essere umano.
  • Musicoterapia attiva: nelle cui sedute il paziente diviene protagonista, è portato a sentire, comprendere, creare, senza coercizioni, libero di scegliere lo strumento che per lui in quel momento è più significante, comunicare con se stesso e agli altri ritmo, timbri, melodie, volumi in cui si sente bene, con una esperienza di sé globale. Le tecniche psicomusicali attive sono considerati degli autentici metodi psicoterapici che hanno come finalità:
    • l’esplorazione del mondo interno dell’individuo;
    • la mobilitazione delle energie e delle dinamiche psichiche;
    • la ricostruzione e riorganizzazione della vita interiore, per accettare se stesso, gli altri, la realtà del suo divenire.

Le sedute possono essere anche di gruppo. In questo caso il gruppo permette di situarsi in rapporto con gli altri, mettendo in evidenza le reazioni e le difficoltà individuali; confrontarsi ed essere stimolati ad una maggiore presa di coscienza di sé; ad una osservazione e alla critica analitica.
Il mettersi in gioco ogni volta, spinge ad una maggiore espressione individuale. In questo modo è opportuno creare un setting dove il piccolo gruppo sia omogeneo per rendere più facile condurre secondo l’obiettivo voluto, ma allo stesso tempo eterogeneo per ridurre il giudizio di capacità propria e quindi una maggiore classificazione.

Tra le varie tecniche di musicoterapia individuate, ne abbiamo selezionate due perché ritenute collegabili alla misofonia e ai suoi sintomi. Vediamole meglio:

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1. Tecnica di musicoterapia per l’armonia del corpo
Questa tecnica di musicoterapia ha come obiettivo quello di riportare il corpo in armonia. È considerata utile da applicare in caso di mal di testa, di tensioni muscolari (frequentissime nei misofonici), dolori mestruali o altri dolori dovuti a traumi o a malattie croniche. La musicoterapia non può risolvere il problema all’origine ma può aiutare il corpo a rilassarsi e a sentire meno il dolore e la tensione.

Non vi resta che scegliere la vostra musica preferita e seguire la seguente procedura:

1) Indossate delle cuffie e iniziate ad ascoltare la vostra musica preferita (rilassante o allegra in base ai vostri gusti). Cominciate a scandire il ritmo della musica con piccoli movimenti, ad esempio facendo dei cenni con la testa o con le mani. Questo vi aiuterà a concentrarvi sulla musica e a non pensare al dolore.
2) Continuate ad ascoltare la musica e chiudete gli occhi. Nella vostra mente create un’immagine piacevole legata alla musica che state ascoltando e rimanete concentrati su di essa. Potete sedervi comodi mentre eseguite questa parte dell’esercizio.
3) Alzate il volume della musica e continuate ad ascoltarla. Quando la musica troppo forte vi mette a disagio abbassate di nuovo il volume.
4) Se l’effetto della sola musica non basta a farvi sentire meglio, massaggiate delicatamente, sempre a ritmo di musica, le zone del corpo in cui sentite dolore.
5) Quando sarete stanchi sdraiatevi, continuate ad ascoltare la vostra musica preferita a basso volume e rilassatevi semplicemente, magari seguendo il vostro respiro che piano piano rallenta e si calma.

2. Tecnica di musicoterapia per l’armonia della mente
Sia corpore che mens devono essere sani, dunque non potevamo escludere questa tecnica che aiuta proprio a rilassare e armonizzare la mente. Dovrete scegliere un brano adeguato all’obiettivo che vorreste raggiungere e ascoltarlo per quattro giorni consecutivi due volte al giorno, mattina e sera.
La musicoterapia raccomanda un brano specifico per aiutare ad armonizzare e rilassare la mente. Si tratta del Bolero di Ravel, composto da Maurice Revel nel 1928. Per la sua struttura ritmica questo brano è considerato utile per aiutare la nostra mente a fissare nuove intenzioni e nuovi obiettivi da raggiungere nella vita.
Mentre ascoltate il brano prescelto, cercate di concentrare la vostra mente sull’obiettivo che vi siete prefissati. L’esercizio risulta utile soprattutto se viene collegato ad obiettivi che riguardano la vita di tutti i giorni, ad esempio: essere più rilassati, migliorare il rapporto con il proprio partner, concentrarsi di più sullo studio o lavorare meglio e ridurre le tensioni.

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Tra i trattamenti, due in particolare hanno attirato la nostra attenzione:

  • Biomusica: è una metodologia diretta e pratica che serve ad equilibrare e a stimolare il corpo per evitare la somatizzazione dei conflitti emotivi. Secondo il suo ideatore, il professor Mario Corradini, docente di musicoterapia in Italia, Svizzera e Spagna, questo metodo si basa sulla relazione fra suoni, musica, malattia ed energia bioenergetica e viene usato con successo in gruppi aperti, ai quali aderiscono persone senza sintomatologie dichiarate, e anche in terapia, ad esempio nel recupero dei tossicodipendenti. Ma cosa si intende per sistema bioenergetico? Il sistema bioenergetico è costituito da centri, intendendo per tali quei sistemi neuro-endocrini che regolano le attività della persona. Questi sono punti di controllo delle funzioni vitali, si localizzano in zone specifiche del corpo umano e sono alimentati da energia nervosa che circola fra essi.
    Se questa energia non mantiene un livello costante ma aumenta l’attività di un centro, alzando per questo il consumo energetico, si sovraccarica tutto il circuito, mentre se diminuisce la quantità di forza disponibile il centro si può bloccare, fermando così la circolazione della corrente e producendo alterazioni in tutto il sistema.
    Secondo la biomusica, la maggior parte delle patologie trova origine nei conflitti emozionali sofferti dalla persona. I disturbi di origine emotiva vanno ad interferire con il nostro sistema bioenergetico, costituito da centri neuro-endocrini che regolano tutte le nostre attività. Se l’energia che li alimenta non si mantiene a un livello costante in tutti i centri, si verifica un blocco che causa disequilibrio, disfunzioni o addirittura malattie.
    La biomusica parte dalla constatazione che l’uomo somatizza costantemente le sue emozioni positive e negative, gli organi colgono queste vibrazioni che influiscono sul loro funzionamento. Attraverso il suono e la musica si può agire su due aspetti fondamentali della persona, emozionale e fisiologico, per arrivare all’identificazione dei conflitti che condizionano i comportamenti delle persone e per capire il funzionamento di quei meccanismi interiori che portano sofferenza.

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  • Massaggio sonoro: il massaggio sonoro è basato sull’efficacia di suoni primordiali che erano già in uso nell’antica “arte di guarigione” indiana, più di 5000 anni fa. In seguito, diversi studi scientifici legati alle neuroscienze hanno messo in luce quanto le vibrazioni sonore possano intervenire in maniera positiva su diversi disturbi: vari studiosi sostengono che le informazioni musicali, dal suono al ritmo e alla melodia, attivano i meccanismi propri del sistema neurovegetativo. E gli esperimenti hanno dimostrato che ascoltando determinate frequenze si raddoppia il battito del cuore e si aumenta la pressione sanguigna. Oltre che in casi estremi come il coma, grandi risultati si sono avuti nel sostegno di molti disturbi comportamentali, in caso di difficoltà di socializzazione, nei deficit mentali e sensoriali, in casi di autismo, di Alzheimer, etc. È quindi stato ampiamente dimostrato il potere delle vibrazioni nel combattere i disturbi psicofisici.
    Secondo i terapisti del suono, se le emozioni, i pensieri e l’intelletto non sono in sintonia e quindi non si accordano come dovrebbero, si crea una disarmonia tra corpo e mente che si esplicita con stanchezza, turbamento o addirittura malattia. E allora ascoltare o produrre delle singole note, permette di riscoprire la propria ‘accordatura originale’, grazie al principio della risonanza secondo cui la vibrazione si espande dall’esterno verso l’interno diffondendosi su tutto il corpo e accordando ogni singola cellula. Per recuperare l’armonia perduta si utilizzano diversi strumenti come l’arpa monocorde, le campane tubolari d’ottone o le campane in puro cristallo di rocca, ai cui suoni si aggiunge un massaggio delicato ma costante, donando un totale relax.
    Per ottenere dei buoni risultati con il massaggio sonoro non basta affidarsi esclusivamente a delle mani esperte: solo chi è in grado di abbandonarsi totalmente al suono, rilassandosi completamente, potrà ottenere i giusti benefici. Comunque sia, nella maggior parte dei casi non è difficile ottenere un allentamento assoluto delle tensioni poiché ciò non comporta sforzo di alcun genere. Per conseguire questo stato, normalmente il terapeuta prepara il fisico tramite tecniche di respirazione, di meditazione e anche con il massaggio nei punti nevralgici dove passano i meridiani, i cosiddetti chakra. Tramite questi diversi metodi si allontanano i pensieri negativi e si induce la persona ad uno stato di totale abbandono.
    Il massaggio sonoro risulta particolarmente utile contro disturbi come lo stress, l’insonnia, la cattiva circolazione, le cefalee, la stanchezza cronica, i blocchi interiori e anche per migliorare le funzioni intestinali. I terapeuti del suono sostengono però che qualunque malessere psico-fisico può essere combattuto, ristabilendo la primordiale armonia tra corpo e mente, che richiama la stabilità tra tutte le energie e gli elementi dell’ Universo. Per essere efficace e duratura, la terapia deve essere praticata con costanza e per un ciclo di almeno 10 sedute.

FONTI DELLE INFORMAZIONI:
Benessere.com, GreenMe.it

FONTI DELLE IMMAGINI:
Viram.biz, InDependientes, ScuolaBonamici

di Monia De Tommaso

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La musicoterapia come trattamento della misofonia [Parte I]

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Oggi vi proponiamo un argomento interessante, che in molti sottovalutano o non conoscono, e che potrete considerare come un suggerimento di possibile trattamento della misofonia.

Avete mai sentito parlare di musicoterapia?
Si definisce musicoterapia quella tecnica che utilizza la musica come strumento terapeutico, grazie ad un impiego razionale dell’elemento sonoro, allo scopo di promuovere il benessere dell’intera persona, corpo, mente, e spirito.
Con l’aiuto del terapeuta, essa permette di comunicare attraverso un codice alternativo rispetto a quello verbale partendo dal principio dell’ISO (identità sonora individuale) che utilizza il suono, la musica, il movimento per aprire canali di comunicazione ed una finestra nel mondo interno dell’individuo. Dal punto di vista terapeutico essa diviene attiva stimolazione multisensoriale, relazionale, emozionale e cognitiva, impiegata in diverse problematiche come prevenzione, riabilitazione e sostegno al fine di ottenere una maggiore integrazione sul piano intrapersonale ed interpersonale, un migliore equilibrio e armonia psico-fisica.

Molti studi hanno dimostrato il duplice effetto psicoterapico della musica sia nell’ambito fisiologico che psichico. La musica evoca sensazioni, stati d’animo, può far scattare meccanismi inconsci, aiuta a rafforzare l’io e serve da ponte tra il conscio e l’inconscio. Può aiutare a sbloccare repressioni e resistenze permettendo agli impulsi ed ai complessi che producono conflitti e disturbi neuro-psichici di affiorare a livello di coscienza, anche attraverso il processo catartico (tensione-liberazione). Invia segnali al cervello ed in particolare al sistema limbico, la zona cerebrale detentrice dei più arcani sentimenti e istinti posseduti dall’uomo riguardo ad una filogenesi evolutiva di tutto il sistema nervoso centrale.

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La musica sembra essere l’unica funzione superiore dell’encefalo, che direttamente coinvolge in ugual misura l’emisfero destro e l’emisfero sinistro.
È chiaro che si può usare la musica per catturare l’attenzione, stabilire un dialogo e quindi ancora condurre la persona ad un obiettivo voluto. In questa ottica le tecniche psicomusicali, offrono un mezzo di espressione e comunicazione complementare.
Attraverso la terapia musicale vengono messe in gioco le abitudini, i significati palesi e inconsapevoli, le aspirazioni, i problemi vivi e angoscianti, la ricerca di significati che vanno al di là dell’apparente infantilità di certi testi, rendendo l’esperienza sonoro-musicale molto meno banale di quanto possa apparire a prima vista e di notevole valore se affrontata correttamente.

La musica dal punto di vista terapeutico, diviene attiva stimolazione multisensoriale, cognitiva, relazionale, emozionale, impiegata come prevenzione, sostegno e recupero. Essa può offrire nei casi in cui l’ascolto viene integrato dalla partecipazione attiva del corpo (ritmare, sonorizzare, muoversi ritmicamente, cantare etc.), un momento valido per riorganizzare le condotte relazionali ed il lavoro terapeutico consiste nella attivazione-riattivazione delle abilità personali e delle capacità espressive e relazionali mediante setting organizzati secondo il metodo socio-psico-educazionale che consentono da un lato la possibilità di osservazione valutativa, d’altro canto pongono gli agenti in condizione favorevole alla espressione immaginativa, alla comunicazione, alla partecipazione emotiva dell’evento.
L’intervento riabilitativo è efficace sia nel bambino che nell’adulto. Se il paziente è un bambino si comincia a costruire insieme a lui una comunicazione sonora non ancora influenzata da successive esperienze ritmico-musicali; mentre nell’adulto bisogna eseguire un’azione regressiva volta a recuperare una storia corporeo – sensoriale passata. Ogni essere umano ha dentro di sé una identità sonora (ISO), in quanto vi è l’esistenza di un suono o di un insieme di suoni che lo caratterizzano e lo individualizzano. Questi sono rappresentati dagli archetipi sonori ereditati geneticamente a cui si aggiungono l’esperienza sonoro-vibrazionale e di movimento durante la vita intrauterina, e più tardi si arricchisce con le esperienze vissute durante il parto, con di seguito il resto della vita.

Passiamo ora ad analizzare il trattamento di musicoterapia. Esso è strutturato in incontri settimanali a seconda delle esigenze del paziente. Le sedute possono essere: individuali o di gruppo della durata di circa 60 minuti ognuno. Alcuni dei campi applicativi del trattamento musicoterapico sono:

1. Disturbi emotivi del bambino e dell’adulto (ansia, depressione, disturbi da attacchi di panico, insonnia);
2. Disturbi relazionali del bambino e dell’adulto;
3. Corso di preparazione al parto;
4. Disturbi mentali (nevrosi, psicosi ed altre malattie psicosomatiche del bambino e dell’adulto, anoressia);
5. Handicap psichico, psichico, fisico e sensoriale;
6. Disturbi del linguaggio e deficit uditivi;
7. Esiti di coma;
8. Patologie neurologiche (ictus, morbo di Parkinson etc…) ;
9. Senescenza;
10. Senescenza patologica (demenza senile, morbo di Alzhaimer, disturbi relazionali dell’anziano).

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Gli obiettivi generali delle sedute di musicoterapia sono i seguenti:

1. Aprire canali di comunicazione (intrapsichici – extrapsichici);
2. Vincere le proprie paure, saper contenere ed orientare le emozioni e l’aggressività nel rapporto interpersonale, sviluppare la capacità di dominare impulsi irrazionali;
3. Canalizzare le ansie;
4. Stimolare l’espressione dei sentimenti per favorire la motivazione, la gratificazione e l’autostima;
5. Favorire la creatività;
6. Migliorare la socializzazione e l’interazione, incoraggiando al sorriso, al gusto di vivere, cercando di far vivere esperienze positive e gratificanti;
7. Abituare alla verifica, ad accettare le regole, riconoscendo le proprie capacità ed i propri limiti;
8. Stimolazione attiva e multisensoriale;
9. Sviluppo dell’espressione corporea;
10. Stimolo al contatto con la realtà, aprendo più canali di comunicazione: espressivi, affettivi, di percezione e di comprensione;
11. Stimolo del ricordo (Vissuto /identità);
12. Stimolo delle funzioni cognitive, attivando le capacità di base partendo da ciò che la persona oggetto e i terapia è in grado di fare: attenzione, concentrazione, percezione, osservazione, prontezza di riflessi, analisi e sintesi, valutazione, memoria, classificazione, senso cronologico, rapporto spazio-tempo;
13. Stimolo delle capacità sensoriali ed intellettive;
14. Migliorare le capacità ortofoniche del linguaggio attraverso attività di discriminazione prosodica, simbolico-gestuale e grafico-ritmica della parola;
15. Aiuto allo sviluppo psico-motorio, all’accettazione del proprio corpo, schema corporeo, del coordinamento oculo-audio-motorio, della manualità della prontezza dei riflessi, del controllo muscolare e del corretto coordinamento globale motorio.

Il trattamento viene quindi impostato attraverso le seguenti fasi:

1. Analisi ed osservazione del caso (valutazione della motivazione).
2. Raccolta dell’anamnesi, dati, ecc.;
3. Approfondimento diagnostico iniziale;
4. Compilazione anamnesi sonoro – musicale;
5. Elaborazione di un progetto di intervento dettagliato;
6. Verifiche periodiche tramite osservazione durante le attività, protocolli, colloqui con i parenti e responsabili.

Questa “scienza”, quindi, può aiutare in molti e diversi ambienti. Può rilassare le persone che non sono in grado di addormentarsi o soffrono di insonnia; ridurre i dolori, l’ansia e i livelli di tensione muscolare dei pazienti ricoverati per una condizione medica emergente; perfino arginare i problemi legati all’alimentazione, come ad esempio l’anoressia. Questi, tanto per citare, sono gli esempi più eclatanti legati all’utilizzo di cure fatte di musica.
Altro dato molto importante, è che la musicoterapia, non utilizzando farmaci, non è un rimedio invasino e, soprattutto, privo di effetti collaterali dettato dall’uso di medicinali.

Dunque la domanda che noi di Misofonia.com ci poniamo è la seguente: potrebbe la musicoterapia essere un trattamento alternativo (e forse sottovalutato) per la misofonia e da prendere in considerazione?

FONTE DELLE INFORMAZIONI:
Benessere.com

FONTI DELLE IMMAGINI:
GreenMe.it, MadridFree, LifeontheseaOnlus

di Monia De Tommaso

La terapia breve strategica: ce la spiega il Dott. Giorgio Nardone

Trovare medici che trattino la misofonia è difficile perché è in un disturbo davvero poco conosciuto. Tuttavia, una nostra lettrice ci ha indicato il nome del dott. Giuseppe Nardone in quanto ha intrapreso una sua cura chiamata Terapia breve strategica ed ha ottenuto buoni risultati.
Abbiamo dunque fatto delle ricerche per scoprire di più su questo tipo di trattamento e abbiamo trovato i seguenti video. Speriamo possiate trovarli utili.
Buona visione.

Terapia breve strategica: intervista
Che cos’è la terapia breve strategica? Fondatore del centro di Terapia Strategica di Arezzo,  il dott. Giorgio Nardone, psicologo e psicoterapeuta, spiegherà in un’intervista in cosa consiste questo interessante trattamento. Cliccando qui potrete entrare sul sito ufficiale del Centro che si occupa di questo trattamento e al cui interno potrete trovare anche i centri affiliati dove poter intraprendere questa terapia.

Come evitare le “Psicotrappole” e ottenere il massimo da noi stessi
In questo video, il dott. Nardone spiega l’approccio più corretto per fronteggiare al meglio i problemi nei quali ci si può imbattere nel quotidiano.

Ossessioni, compulsioni e manie
Questo video apparentemente non ha niente a che vedere con la misofonia; tuttavia diversi studi hanno riportato il legame tra la sensibilità ai suoni e il disturbo ossessivo-compulsivo. Dunque abbiamo deciso di riportare questo video come suggerimento a scoprire di più sulle ossessioni.

FONTE DELLE INFORMAZIONI:
la rete

FONTE DELL’IMMAGINE:
Tradingonline.me

di Monia De Tommaso

Misofonici, attenzione allo stress!

Diversi studi parlano della correlazione tra stress e misofonia. Il loro rapporto sembra essere direttamente proporzionale: ovvero all’aumentare lo stress, aumenta anche la misofonia. Dunque bisogna cercare di ridurre lo stress per ridurre anche i sintomi della sensibilità ai suoni. Ma procediamo con ordine:

cos’è lo stress? lo stress è uno sforzo adattativo intrapreso dal nostro organismo ogni qualvolta ci sia un cambiamento a partire da una qualsiasi situazione.
Il nostro corpo reagisce allo stress in generale provocando una cascata ormonale anomala più o meno intensa di diverse sostanze messaggere quali:

  • la serotonina, importantissima per il sonno e per dormire bene in quanto coinvolta nel buon funzionamento del nostro orologio interno;
  • la noradrenalina fondamentale per la forza vitale intrinseca dentro di noi e senza la quale ci sentiremmo tutti stanchi;
  • la dopamina senza la quale non avremmo produzione di endorfine e quindi una regolazione errata del senso del dolore e del piacere.

the key to press when you are frustrated

Gli stati stressanti entro un certo limite sono da ritenersi normali, specialmente in un contesto vitale frenetico e complesso come quello dei nostri tempi. Tuttavia, ognuno di noi vive lo stress in modo diverso e la maggior parte delle volte il corpo e la mente si adattano senza che lo stress venga percepito in modo cosciente.

Generalmente i processi adattativi allo stress avranno un maggior o minor successo in base al bilancio tra le caratteristiche degli eventi (prevedibilità, conoscenza e gravità degli eventi) e le risorse personali (età, tempo di reazione, livello culturale, capacità intellettive, condizioni socio-economiche, personalità) del soggetto coinvolto. Questo è il motivo per cui gli eventi stressanti si ripercuotono in modo diverso da persona a persona. Ogni persona soggettivamente valuta la situazione e l’ambiente circostante in modo da determinare se un fattore di stress è presente o meno e in quale quantità: lo stesso evento non provoca quasi mai la medesima quantità di stress in persone con pensieri, emozioni e comportamenti diversi.

Quali tipologie di persone soffrono maggiormente lo stress?

In generale le personalità che hanno più difficoltà a interagire e gestire lo stress sono quelle persone che hanno una competitività spinta in tutti gli aspetti della vita, una forte propensione al controllo degli eventi e delle persone, un atteggiamento molto aggressivo e un’insofferenza spigliata verso i ritmi e le condizioni altrui.

Queste persone in generale hanno molta tensione muscolare e difficoltà al rilassamento; hanno una ipervigilanza e la volontà assidua di voler fare un illimitato numero di cose in un limitato periodo di tempo. Queste persone hanno una maggiore esposizione allo stress e quindi una maggiore probabilità di soffrire di qualche disturbo psichico o fisico. Le caratteristiche della personalità sopra brevemente descritte sono da ritenersi veri e propri fattori di rischio.

Una persona capace di tenere e mantenere nel tempo una aggressività ridotta, una competitività giusta, una capacità di adattarsi ai bisogni altrui e una tendenza a fare cose proporzionalmente al tempo disponibile avrà un rilassamento generale del corpo anche a livello muscolare, oltre a riuscire maggiormente a fronteggiare qualsiasi tipologia di stress con una minor possibilità di ammalarsi.

Tuttavia bisogna distinguere le due tipologie di stress:

  • eustress: è lo stress positivo, caratterizzato da stimolazioni ambientali costruttive e interessanti come un viaggio stancante ma divertente, una promozione lavorativa con maggiori responsabilità ma anche maggiori soddisfazioni, ecc.
  • distress: è lo stress negativo, caratterizzato da stimolazioni ambientali distruttive e problematiche come un lutto, litigi, disagi, e che sono la causa primaria di scompensi emotivi e fisici. Lo sforzo causato da distress per cercare di cambiare una situazione che non si può cambiare o per adattare il nostro corpo a una condizione non fisiologica e non salutare porta a un interessamento cronico dello stress e quindi alla malattia.

Quando siamo in presenta di uno o più stressors (fattori stressanti), il nostro corpo reagisce a questi secernendo diversi ormoni e stimolando il sistema nervoso simpatico; questo provoca alcuni cambiamenti organici nel nostro organismo:

• aumento del metabolismo
• accelerazione dei battici cardiaci (tachicardia, extrasistoli, dolore nella zona toracica e ipertensione)
• innalzamento della pressione sanguigna
• vasocostrizione cutanea
• aumento della sudorazione (specialmente ai palmi delle mani e alle piante dei piedi)
• disfunzione respiratoria (asma bronchiale, iperventilazione con respiro rapido e superficiale con conseguenze anche posturali)
• afflusso di sangue ai muscoli e aumento del loro tono
• diminuzione delle funzioni digestive (con conseguenti disturbi addominali, cattiva digestione, ecc.)
• inaridimento del cavo orale
• innalzamento dei peli cutanei
• dilatazione delle pupille
• aumento di inquietudine (diminuzione di tono e di energia vitale)
• diminuzione della concentrazione (difficoltà di ascolto, attenzione, di apprendimento e di memoria)
• difficoltà a riposare e insonnia
• aumento di radicali liberi nel corpo (fattore di rischio per le malattie cronico degenerative)

Queste reazioni in molta gente si protraggono per molto tempo favorendo condizioni come l’iperattività: persone che lamentano di non potersi mai rilassare anche dopo aver superato un impegno importante; molte volte si tratta proprio di dipendenza dallo stress, dipendenza dovuta dalle droghe naturali che il corpo produce, le beta endorfine (euforia del corridore).misofonia-e-stressOra andiamo a vedere come capire il nostro livello di stress analizzando da vicino le 5 fasi del distress cronico.

• Cominciamo con una generale stanchezza cronica, sia fisica che mentale che si traduce in una quotidiana difficoltà ad alzarsi la mattina dal letto e in una necessità di bere bevande eccitanti come caffè e tè sia per svegliarsi sia durante tutta la giornata; la stanchezza è particolarmente presente la sera a fine lavoro, accompagnata da un impellente desiderio di sdraiarsi sul letto. Molte persone cadono nella trappola dell’alcol, nell’illusione che qualche bicchierino possa rilassarle. Questa stanchezza continua a crescere di giorno in giorno, anche perché il sonno risulta poco ristoratore.
• La seconda fase mette in crisi i rapporti interpersonali attraverso l’instaurarsi di continui sospetti e diventando ostili verso tutti. Diminuisce l’autocontrollo facendo diventare le persone in questa fase sempre più nervose e scattanti anche per motivi immaginari o comunque di poca rilevanza. Il passo successivo è un progressivo isolamento dalla vita sociale con una graduale diminuzione degli incontri e dei rapporti con altre persone, siano esse amici o parenti. Si tende così a chiudersi in se stessi, vedendo il mondo come un ambiente ostile e ogni difficoltà come insormontabile.
• La terza fase si trascina dietro l’irritabilità che abbiamo visto poco prima, ma questa volta non viene più rivolta verso l’esterno, ma interiorizzata, provocando non poche turbe emotive e problemi a tutto l’organismo. Chi si trova qui è generalmente più insicuro, confuso e difficilmente riesce a prendere una decisione. Inoltre vi è una grande instabilità emotiva caratterizzata da momenti di depressione e momenti di euforia improvvisa; le relazioni crollano ancora più a picco viste l’impossibilità di controllare appieno le proprie emozioni e con esse anche il proprio rendimento lavorativo. In alcuni casi si può perdere il controllo della propria vita pensando che sia governata dal caso e vedendola riempirsi ogni giorno di un senso di insoddisfazione.
• Arrivati a questo punto cominciano a manifestarsi dolori fisici che altro non sono se non campanelli di allarme che il nostro organismo ci invia per metterci al corrente dei problemi che stanno avvenendo dentro di noi a causa della prolungata fase di resistenza allo stress. Abbiamo prima di tutto rigidità al collo e spalle, accompagnati da dolori cervicali anche forti e costanti, al viso e alla zona lombare (con iperlordosi). Si passa poi al serrare le mascelle durante il giorno senza rendersene conto, al bruxismo notturni, tutti sintomi che denominano la necessità da parte del nostro corpo di esternare la tensione interiore; questo punto è importante perché può portare a problemi (o a peggiorarli se già esistenti) alle arcate dentali e all’articolazione temporo mandibolare. Questo provoca conseguenza a livello posturale e ulteriore rigidità alla schiena. Anche i tentativi fatti in casa di riposare forzatamente per più ore durante il weekend svegliandosi tardi risultano vani, e anzi portano alle classiche emicranie dovute dal rilassamento muscolare troppo veloce.
• L’ultima fase del distress cronico è quella più problematica e ovviamente quella più pericolosa. L’esaurimento è la parte più corposa di questo momento caratterizzato da malattie croniche dovute in particolare dall’abbattimento del sistema immunitario come influenza, asma, ipertensione, gastriti e ulcere ecc. In una ricerca del Cold Research Center di Bristol (Gran Bretagna) si è dimostrato che il distress può essere la causa per cui molti ceppi di raffreddore attecchiscono in determinate persone e in altre no.

Dal 9 Aprile 2008 i rischi da stress lavoro correlato sono tutelati una legge che tende alla salvaguardia della salute e del benessere psico-fisico del dipendente.
È veramente importante, se non fondamentale, sapere quando si è stressati e probabilmente ancor di più essere in grado di riconoscere quanto lo si è, fino a che punto ci siamo spinti e abbiamo spinto il nostro corpo a sopportare situazioni che nel tempo, se non vengono prese delle contromisure, ci porteranno a una patologia.

Quando siamo in grado di fare questo, partiamo con un enorme vantaggio: siamo consapevoli della nostra situazione!

ansia-stress

I rimedi più efficaci per combattere lo stress, includono una necessaria prevenzione e non sempre bisogna far ricorso a medicinali; oltre ad un lavoro su se stessi, un’analisi che ognuno di noi dovrebbe fare in modo oggettivo, esistono molti rimedi facili, naturali e per la maggior parte gratuiti, capaci di farvi tornare la serenità che cercate, di aver la possibilità di reagire nel migliore dei modi agli eventi stressanti.

Detto questo, vi ricordiamo che è impossibile eliminare del tutto lo stress dalla nostra vita perché è parte integrante della nostra vita e della nostra evoluzione, ma seguendo alcuni semplici consigli è possibile fronteggiarlo, gestirlo e metabolizzarlo meglio.

  • La prima cosa da fare, quando si è molto stressati, è agire a livello del rilassamento con tecniche inerenti principalmente la respirazione: liberando il diaframma da eventuali blocchi protratti nel tempo permetterete al corpo di funzionare meglio, all’ossigeno di arrivare nelle giuste quantità in tutto il corpo evitando stati di anaerobiosi e di disagio. A questo punto degli esercizi mirati di respirazione vi insegneranno e cambieranno i tempi della vita; ricordiamoci sempre che un respiro affannoso e corto produce un sensazione di affaticamento, di tensione in tutto il corpo, che a lungo andare produce ansia; una respirazione calma, controllata, di diaframma, fatta a pieni polmoni e dal naso vi permette di assaporare la vita in pieno, vi da la sensazione che tutto rallenti, che tutto vada per il verso giusto. Il controllo della respirazione è quindi alla base del controllo delle nostre emozioni e della nostra vita in quanto i polmoni sono organi in diretto e stretto contatto con il cuore: quando siamo agitati e sotto stress il battito cardiaco aumenta di pari passo con la respirazione, se riusciamo a controllare quest’ultima riusciremo a controllare in parte anche il ritmo del cuore e della nostra vita.
  • Il passo successivo è quello di aumentare il volume di acqua bevuto giornalmente: in generale le persone stressate sono anche disidratate e sentono un bisogno molto intenso di acqua, elemento fondamentale per eliminare ogni forma di tossina dal nostro corpo. Lo stress è un grosso produttore di tossine e di radicali liberi e i reni in situazioni stressanti hanno bisogno di un apporto maggiore di acqua per eliminarle in modo più rapido ed efficace possibile.
  • Un’alimentazione corretta riesce ad apportare tutti i nutrienti di cui il corpo ha bisogno nel modo corretto favorendo e mantenendo in questo modo una situazione di omeostasi e di equilibrio tra tutti gli organi del corpo, dando più energia e maggiori possibilità alla persona di fruirne al meglio per affrontare e vincere lo stress di tutti i giorni (un consiglio che vale per tutti è quello di eliminare gli zuccheri semplici per esempio). Fate una colazione abbondante, evitando zuccheri semplici per il picco glicemico troppo alto.
  • L’ambiente in cui si lavora e quello in cui si vive devono essere il più aperti possibile, devono avere sempre aria fresca e ossigenata, con luce solare e non al neon; per quelle persone che stanno sempre sedute al computer è d’obbligo prestare molta attenzione alla postura e alle tempistiche di lavoro: ogni 15 minuti staccate lo sguardo per 5-10 secondi verso un ambiente aperto, ogni 2 ore fate una pausa e una passeggiata di 15 minuti (per legge queste tempistiche devono essere richieste al datore di lavoro).
  • La mattina iniziate la giornata alzandovi una mezz’oretta prima del solito evitando così di cominciare subito di fretta e stressati; utilizzate questo tempo per concedervi una bella doccia con sola acqua fresca, godetevela e sentitevi rigenerati; poi mettetevi davanti allo specchio e cominciate a sorridere e a ridere, fatevi delle smorfie, delle facce buffe: attiverete i muscoli pellicciai e i neuroni specchio che vi metteranno immediatamente di buon umore favorendolo per tutta la giornata.
  • Cercate di ritagliarvi del tempo libero, dedicandovi a un hobby all’aperto, una passeggiata tra gli alberi e in mezzo alla natura, alla luce solare può essere un vero e proprio toccasana in molti casi.
  • La musica è un elemento molto importante per estraniarsi dal mondo e per fare un break dalla vita confusionaria che ci circonda: le proprietà della musica sono ormai certificate e producono reazioni molto positive (tanto dall’aver fatto nascere la musicoterapia); anche il canticchiare spesso la propria canzone preferita è molto d’aiuto per il buon umore.
  • Non poteva mancare l’attività fisica nel nostro elenco di rimedi antistress: se ne parla ormai in ogni salsa, ognuno ha la sua idea sul come apportare i maggiori benefici da una sessione di allenamento in palestra o a casa propria, ma quello su cui tutti sono d’accordo è che una sana attività fisica fa bene e come dicono molti, scarica i nervi. È infatti un’importantissima valvola di sfogo per qualsiasi persona, specialmente se fatta all’aria aperta camminando o correndo e sudando un bel po’. L’attività fisica ha il dono di garantire il benessere e la salute del cuore, ma anche di favorire l’eliminazione delle tossine e della tensione accumulata.

Gli hobby, ma specialmente la musica e l’attività fisica riescono inoltre a liberare le endorfine e le encefaline, delle sostanze speciali prodotte naturalmente dal nostro corpo, salutari, senza controindicazioni, capaci di favorire il benessere e di combattere efficacemente lo stress.

Secondo molti esperti e molti giornali del settore, nella classifica ufficiale stilata riguardo i migliori rimedi per combattere lo stress al primo posto troviamo il massaggio, inteso come trattamento manuale capace di far rilasciare ormoni positivi e di liberare tutta la tensione che lo stress fa accumulare nei muscoli, togliendo peso alle articolazioni e dando respiro a tutto il corpo. Attraverso il massaggio è inoltre possibile eliminare definitivamente le contratture che, oltre a essere considerati fattori debilitanti legati alla struttura in sé, sono anche intesi dalla bioenergetica come degli accumuli di stress, dei congelamenti di tensione che una volta sbloccati portano enormi benefici al corpo e alla mente. Nell’ambito delle terapie manuali e complementari non possiamo non citarvi la riflessologia plantare che in molti casi ne è il massimo esponente, specialmente quando si parla di problematiche inerenti e riguardanti l’organismo in toto: è questo sicuramente il caso dell’eccesso di stress che a causa della cascata ormonale che provoca, può arrivare a compromettere il corretto funzionamento di più di un organo. Il massaggio riflesso è un trattamento piacevole e capace di riequilibrare tutto il corpo, è un aiuto concreto nel controllo delle cascate ormonali, nel liberare endorfine e encefaline e nel governare lo stress accumulato.

Come abbiamo visto i rimedi contro lo stress esistono, alcuni sembrano semplici e a prima vista poco significanti, ma vi garantisco che nella maggior parte dei casi funzionano. Provare per credere.

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la rete

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Diventare immuni dai rumori con i precetti di Matsumoto [I parte]
Diventare immuni dai rumori con i precetti di Matsumoto [II parte] suoni intollerabili e lo stress

di Monia De Tommaso

Quando nuoto è l’unico momento in cui il mio mondo è completamente silenzioso

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“La scuola superiore è stata la peggiore. Attualmente mi sento come la se mia sensibilità a questi rumori abbia raggiunto il suo pieno potenziale. Farei qualsiasi cosa per non dover stare in classe e ascoltare i rumori. Poi mi sono reso conto che imitare i rumori, in qualche modo, aiuta contro l’ansia. Batto i piedi per terra quando altre persone lo fanno. Faccio scattare la mia penna ogni volta che qualcun altro fa cliccare la propria, e mastico la mia chewing gum ogni volta che qualcuno vorrebbe masticare la sua.
So che le persone cominciavano a capire quello che stavo facendo, e qualche volta speravo che capissero anche quanto potessero essere fastidiose per me. Lentamente i miei suoni scatenanti sono aumentati; sussurri, tubazioni, frigoriferi, tastiere.
Molti dei rumori che la maggior parte delle persone non ascolta o alla quale non presta troppa attenzione, mi fanno assolutamente diventare pazzo! So che al liceo mi sono allontanato da alcune persone a causa dei rumori che facevano costantemente. Tuttavia è stato proprio al liceo, che mi sono reso conto che i rumori sono solo rumori.
All’università invece ho iniziato a pensare che fossi pazzo. Le lezioni erano la mia nemesi. Ho dovuto sedermi nella parte posteriore, abbastanza lontano da non poter leggere la lavagna, perché era più facile per me cercare di prestare attenzione se i rumori erano di fronte a me. Le biblioteche erano completamente fuori questione. Ho smesso di frequentare le biblioteche con gli amici perché non riesco a gestire i rumori delle librerie. I miei amici si divertivano così tanto a studiarci e mi hanno fatto numerosi inviti, ma non ce l’ho fatta ad unirmi a loro.

Tuttavia, non sono riuscito neanche a studiare a casa per diversi rumori: quello delle persone che camminano al piano superiore, quello di qualcuno che maneggiava piatti, il leggero bisbiglio delle stanze accanto. So che i miei studi hanno lacune perché non riesco a gestire il rumore e quindi non riesco a concentrarmi. La rabbia che cresce dentro di me all’ascolto di questi rumori è a volte insopportabile.

Ho iniziato a pensare che stavo impazzendo, che un giorno avrei perso la mia mente perché non riesco a gestire i rumori. Sento che il mio caso di misofonia è nella categoria grave a causa di tutti i suoni che mi urtano, la gravità dell’ansia e la rabbia che mi provocano.

Tuttavia, l’unica cosa che mi ha aiutato è il nuoto. Quando nuoto è l’unico momento in cui il mio mondo diventa completamente silenzioso e nulla mi scatena la sensazione di ansia”.

FONTE DELLE INFORMAZIONI:
Misophonia.uk

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Ilfitness

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di Monia De Tommaso

Misofonia in classe: gli studenti con il disturbo della riduzione della tolleranza al suono

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Girando per il web abbiamo trovato il seguente articolo scritto da Rosa Kivi, a cura di Donna Cosmato, e aggiornato al 18/06/2015, che tratta della misofonia tra i banchi di scuola. Interessante non risulta solamente il comportamento delicato che si deve assumere con i bambini misofonici, ma anche un commento che il dott. Tom Dozier ha lasciato sotto l’articolo. Buona lettura.

Immaginate se certi suoni rievochino in voi sentimenti di rabbia e di ansia estrema. Questo accade nelle persone che hanno una malattia rara chiamata misofonia. Per saperne di più su questa malattia, vediamo alcuni dei sintomi e dei trattamenti e come riconoscere e trattare questo disturbo in classe.

L’odio del Suono
La misofonia è un raro e poco conosciuto disordine legato alla sensibilità del suono ed è caratterizzata da un’estrema avversione ai suoni selettivi. La malattia può verificarsi nei bambini e adulti di ogni età. Se si è esposti a certi suoni, la persona prova sentimenti di rabbia e di ansia estrema.
I suoni particolari ai quali un malato è sensibile cambiano da persona a persona. La masticazione genera suoni che disturba la maggior parte dei misofonici. Altre sensibilità comuni al rumore sono generate dai suoni di graffi, colpi, schiarimento di gola e respirazione nasale.
La causa esatta della malattia è sconosciuta. Ci possono essere cause psicologiche, cause neurologiche, o entrambe. Ad alcuni malati è stato diagnosticato il disturbo ossessivo compulsivo (OCD), che aggiunge alle cause possibili del disturbo, un elemento psichiatrico. Tuttavia, poiché non tutte le persone con sensibilità sonora hanno l’OCD, si ritiene che la condizione non sia puramente psicologica. È comune per la misofonia quanto per l’iperacusia – un’altra malattia rara – coesistere, il che porta alla teoria secondo la quale la malattia sia una condizione neurologica. Si ritiene che nelle persone misofoniche il cervello non elabori correttamente le informazioni uditive. I suoni normali vengono percepiti con maggiore intensità e trattati come suoni di pericolo, invece che come rumori innocui.

Nella classe
Gli studenti con la sensibilità suono spesso evitano altri bambini e situazioni. Essi si possono coprire le orecchie con le mani o indossare tappi per le orecchie per cercare di mascherare i suoni ai quali sono sensibili. Quando sono costretti a sopportare l’esposizione a suoni che li preoccupano gli studenti diventano ansiosi. Inoltre possono presentare ansia ed estrema e irritabilità durante i periodi di esposizione. Gli studenti possono anche sviluppare una condizione chiamata fonofobia, che è definita come paura del suono. Gli studenti che hanno anche la fonofobia possono diventare ansiosi alla possibilità di essere esposti ad un suono. I casi gravi di misofonia possono essere estremamente debilitanti. Lo studente può non essere in grado di concentrarsi o di partecipare bene durante il tempo in aula. Non trattata, la malattia può peggiorare.

Diagnosi e trattamento
Molto spesso la misofonia è non diagnosticata. La maggior parte dei medici non sono a conoscenza della condizione. L’aiuto per combattere la malattia di solito inizia quando un genitore o un insegnante riconosce i sintomi. Una diagnosi viene fatta attraverso la valutazione dello stato d’animo della persona quando è esposta a suoni. L’approccio migliore di trattamento è quello che viene eseguito da un audiologo e uno psichiatra. L’audiologo tratta il paziente con la terapia della preparazione all’acufene (o tinnitus), una terapia che utilizza generatori di suono o generatori di segnali a banda larga per desensibilizzare la persona a suoni che la preoccupano. Un audiologo lavora anche per riprogrammare il centro di elaborazione uditiva del cervello, insegnando al paziente ad associare i suoni a piacevoli sensazioni.
Uno psichiatra tratta tutte le condizioni psicologiche di fondo come il disturbo ossessivo-compulsivo o l’nsia, e aiuta la persona a sviluppare metodi di difesa da utilizzare quando è disturbata dai suoni. Il trattamento può durare da sei mesi a diciotto mesi.
Poiché il trattamento progredisce, la persona è incoraggiata a sospendere gradualmente l’uso dei tappi per le orecchie, se li sta utilizzando.
Ironia della sorte, l’uso continuato di tappi per le orecchie rende solo la persona più sensibile ai suoni. Purtroppo, fino a che trattamento abbia successo, i tappi sono spesso una necessità per la persona. Senza di essi, i loro livelli di ansia possono essere estremamente elevati.
Insegnanti e genitori possono aiutare gli studenti aiutandoli ad evitare l’esposizione ai suoni che li preoccupano. Ad esempio, se il suono della masticazione infastidisce lo studente, l’insegnante dovrebbe consentirgli di mangiare il proprio pranzo in aula, biblioteca, o in un altro luogo tranquillo dove non sarà esposto ai suoni della masticazione altrui.
Un altro modo col quale sia gli insegnanti che genitori possono aiutare lo studente è quello di offrirgli sostegno verbale. La maggior parte delle persone non capisce la misofonia; per lo studente, con può essere davvero confortante e di sollievo poter parlare con un insegnante o un genitore che li comprende e li sostiene, anche solo verbalmente.

COMMENTO:
Tom Dozier • 2 anni fa

Generalmente un terapeuta CBT o DBT sarebbe meglio per il trattamento piuttosto di uno psichiatra. Questo è ciò che ha raccomandato la Dott.ssa Marsha Johnson.
L’utilizzo delle cuffie che riproducono rumore bianco (rumore rosa, il suono pioggia, ecc.) può essere molto più efficace dei tappi per le orecchie, e non aumenta la sensibilità ai suoni morbidi come contrariamente fanno i tappi per le orecchie.
Ho fatto ricerca e ho trattato la misofonia per circa 2 anni, e ho scoperto che un fattore di innesco è molto simile ad essere schiaffeggiati, essere punti con un punteruolo, o colpiti con un bastone. La risposta misofonica è un riflesso fisico ed emotivo.
Come tale, il bambino non può scegliere di “non rispondere”. Anche se il bambino appare esteriormente calmo, quando viene innescato, prova un grande sconvolgimento emotivo.
Un altro problema con l’attivazione, è che qualsiasi vista o il suono nell’ambiente può diventare uno stimolo di innesco. Così un bambino può essere scatenato da un tipo di respirazione, ma allo stesso tempo ascoltare il suono delle pagine sfogliate. Il suono delle pagine sfogliate può allora diventare un nuovo fattore scatenante.

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Tom Dozier spiega come si sviluppa e si espande la misofonia

FONTE DELLE INFORMAZIONI E DELL’IMMAGINE:
brighthubeducation

di Monia De Tommaso

Rara sensibilità innesca eccessiva rabbia, spiega un audiologo di Hamden

Misofonia: è una condizione strana e nascosta, così recentemente riconosciuta che anche la maggior parte dei medici non la conoscono. I misofonici provano una reazione istantanea di rabbia quando sentono certi suoni connessi alla masticazione e alla respirazione.

Un audiologo di Hamden, Natan Bauman, nel 2012 ha affrontato l’argomento presso la conferenza annuale all’American Academy of Audiology, di Boston. Bauman, che ha anche messo a punto apparecchi acustici, ha proposto una spiegazione del meccanismo neurofisiologico che governa la misofonia e ha rivisto le procedure di un trattamento che ha sviluppato.
La condizione rara e poco comprensibile, a volte chiamata Sindrome della Sensibilità al Suono Selettivo, o delle 4S, di solito inizia nella tarda infanzia.
La gamma di suoni scatenanti solitamente si espande nel tempo, a volte includendo anche fattori di innesco visivi, come il ciondolamento dei piedi. La reazione tende anche a peggiorare. Bauman crede che la condizione comprenda una componente uditiva, dove “certe strutture nelle vie uditive aumentano la sensibilità – quello che noi chiamiamo ‘guadagno’ – per certi suoni”, ha detto. (Pensate a come il vostro nome risalti quando lo si pronuncia in una stanza rumorosa). Quando un rumore viene percepito come minaccioso, le strutture del sistema limbico generano una risposta di lotta o fuga, ha detto Bauman.
Il suo trattamento include una componente di consulenza, che comprende attenzione per il controllo e rilassamento, così come una componente di desensibilizzazione che utilizza rumore bianco, una sorta di sibilo neutro, per annegare parzialmente i suoni scatenanti. Il paziente indossa dispositivi che generano rumore bianco e che assomigliano ad apparecchi acustici. Il volume del rumore bianco viene abbassato nel tempo. Bauman chiama la sua tecnica “mascheramento progressivo inverso” o Terapia di Riabilitazione da Tinnitus.
Il trattamento, che dura fino a 12 mesi, nel 2012 costava 1000 $, più 3.000 $ per i dispositivi uditivi, e non era coperto da assicurazione.
Bauman ha avuto un totale di circa 10 pazienti – un piccolo numero, ammette. Tuttavia ha dichiarato che il trattamento ha avuto “abbastanza successo”.
Ma tra chi ha familiarità con la misofonia, c’è un sacco di disaccordo su ciò che è la misofonia, e sul modo – se esiste – d’essere trattata. Bauman crede che la risposta sia condizionata, o appresa.

Aage R. Moller, un neuroscienziato presso l’Università del Texas, a Dallas, che si specializza nel sistema nervoso uditivo, crede che la risposta sia congenita, come l’uso preponderante della mano destra o sinistra. C’è qualcosa di sbagliato nelle strutture cerebrali superiori che si occupano del suono elaborato, ha detto.
“Sono abbastanza pessimista su questi tipi di trattamenti”, ha detto Moller.
Un altro audiologo che ha offerto una tecnica simile, è Marsha Johnson di Portland, Oregon, che ha studiato i pazienti misofonici per 15 anni. Lei ha considerato la terapia del suono con tali dispositivi di rumore bianco, un mezzo per gestire o affrontare la condizione.
“Usare il suono come terapia è come usare gli occhiali”, ha detto. “Non ho ancora trovato alcuna persistenza dell’effetto.” In generale, “la gente fa meglio a praticare la terapia del suono che non praticarla affatto. Ma una volta che tolgo i miei occhiali, non riesco ancora a vedere.”

Il successo a lungo termine della terapia del suono è sconosciuta. Uno dei pazienti di Bauman, una studentessa della Central Connecticut State University, che ha chiesto l’anonimato perché ha nascosto la sua condizione a tutti i suoi amici più stretti, è stata in trattamento per circa sei mesi. La sua misofonia è iniziata alle elementari, con una “rabbia anormale” quando udiva il suono della matita che i suoi compagni di classe producevano. “Mi sento come se avessi bisogno di lasciare la stanza o fare qualcosa di violento”, ha detto. Più tardi, sono diventati un problema anche i suoni relativi alla masticazione.
“Non sapevo cosa fosse”, ha detto. “Ho pensato che si trattasse di una cosa che non sopportavo e che fosse andata storta”. Il rumore bianco copre i suoni scatenanti che la circondano, così può prestare loro meno attenzione. “Riesco ad affrontare le giornate più di quanto mi aspettassi,” ha detto, “non perfettamente, ma è un miglioramento”.
Ma Kim Wolf, che vive nella Hudson Valley di New York, ha cercato generatori di rumore simili da un audiologo diverso. Ha scoperto che il rumore maschera suoni deboli come quello delle penne a scatto, ma non quelli più forti e più duri come la tosse e lo schiarimento della gola.
Con la capacità di ascoltare i suoni di innesco attraverso il rumore bianco, “mi sento ancora più nervoso”, ha detto Wolf. Lei ha abbandonato i dispositivi. Wolf, che opera nel settore del benessere degli animali, affronta i suoni ineludibili indossando tappi per le orecchie o ascoltando musica ad alto volume attraverso le cuffie. “Sono una persona molto socievole”, ha detto Wolf, che lotta per mantenere la calma sul posto di lavoro. “E per via del disturbo sto cercando di essere un eremita. Mi piacciono le persone, ed è così difficile perché devo evitare i suoni”.

FONTE DELLE INFORMAZIONI:
NewHavenRegister

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di Monia De Tommaso

 

Devono mangiare tranquillamente o mi faranno saltare il pranzo

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La mamma di Cheryl Houghton ha una fobia bizzarra; lei non può sopportare il rumore di altre persone che mangiano.
Cheryl, 30 anni, deve ascoltare un iPod di sommettere il suono del che produce il marito Jeff mentre sgranocchia la sua cena.
Lei ha detto: “Molte persone non mi prendono sul serio quando dico che non sopporto di sentire altri che mangiano o bevono ma in realtà rovina la mia vita”.
“Il solo rumore di qualcuno che ingurgita un bicchiere d’acqua è sufficiente per farmi sudare freddo”.
“Se sto facendo shopping e sento qualcuno sgranocchiare le patatine, devo lasciare il negozio. Andare al cinema è fuori questione”.
“Anche il pensiero di stare lì, circondata da persone che mangiano popcorn, mi terrorizza.”
Andare in vacanza è anche un problema: “In aero devo indossare auricolari altrimenti una persona seduta accanto a me, con un bicchiere di vino mi può mettere in uno stato di terribile angoscia.”

Cheryl, da Helston, Cornwall, crede che la sua fobia sia iniziata all’età di 13 anni.

Ha detto: “Stavo guardando un talk show nel quale, ad un certo momento, una donna ha detto che odiava la gente che sgranocchia rumorosamente le mele”.
“Quella sera, all’ora del tè, fu come se qualcuno mi avesse acceso un udito supersonico. Da allora in poi è stato come se ogni suono che la gente faceva quando mangiava o beveva fosse amplificato”.
Da allora Cheryl ha evitato di essere dove le persone mangiavano. Attualmente è in congedo di maternità dal suo lavoro di ufficiale addetta alle comunicazioni.
Ma quando era in ufficio e i colleghi cominciavano a mangiare e bere, lei doveva lasciare la stanza.

Ha detto: “Ho sempre cercato di nascondere la mia condizione e sento che è colpa mia perciò non vorrei mai dire niente a nessuno”.
“Tuttavia, se ho visto qualcuno aprire un pacchetto di biscotti, vorrei trovare una scusa, andare al gabinetto e tirare lo sciacquone per fare rumore”.
“Ho parlato con il mio medico di famiglia, ma purtroppo, non essendo una malattia di vita o di morte, è difficile che i medici la prendano sul serio”.
“Ho studiato la mia condizione e ho scoperto che è una fobia poco conosciuta, nota come Sindrome delle 4S“.

Due anni fa, Cheryl ha tentato l’ipnosi per curare la sua fobia.

Ha detto: “Ero appena uscita dalla stanza di consultazione quando ho sentito qualcuno sgranocchiare qualcosa e mi sono sentita male. Dunque la terapia non aveva funzionato”.
Lei ammette che Jeff (41 anni), suo marito, è paziente. Ha detto: “Per fortuna lui è rilassato e non si offende”.
“Poichè come i cereali e il pane tostato sono croccanti, non abbiamo mai mangiato la colazione insieme”.
“E lui non la prende personalmente quando, davanti alla mia cena, ascolto musica dal mio iPod”.

L’unica persona che può mangiare davanti a Cheryl è la sua bambina di 5 mesi, Bella, ma teme questo possa cambiare con la sua crescita.

Cheryl ha detto: “Al momento Bella è in fase di svezzamento e consuma alimenti semi liquidi quindi ancora non sgranocchia”.
“Non so se questo cambierà quando metterà i dentini e comincerà a mangiare cibi solidi. Il pensiero di non essere in grado di godere di un pasto con mia figlia è straziante”.
“Spero disperatamente che se riuscirò a far fronte alla deglutizione e sgranocchiamento, sarò sulla strada per superare questo problema”.
“Il mio sogno è quello di riuscire e godere di un pasto in famiglia”.

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FONTE DELLE INFORMAZIONI E DELL’IMMAGINE:
TheSun

di Monia De Tommaso