Finalmente la Sanità ha riconosciuto la mia Misofonia!

rinoscimento della misofonia a livello sanitario

La Storia di successo di oggi ha la “S” maiuscola. La protagonista, che ringraziamo anticipatamente per averci concesso la sua testimonianza, ci ha raccontato che non solo ha avuto migliorie notevoli a seguito di un trattamento specifico ma è anche la dimostrazione che finalmente in campo sanitario si sta muovendo qualcosa affinchè questa sensibilità ai suoni venga riconosciuta ufficialmente.

Ma lasciamo la parola alla testimonianza della nostra cara iscritta e lettrice.

“Fino 2 anni fa non sapevo che il mio problema avesse un nome, pensavo di essere strana e che quello che spesso mi succedeva dipendesse dal fatto che ero una persona fatta male; la mia rabbia e aggressività mi ha seguita nella vita privata e nel lavoro, precludendomi tante possibilità e tanti rapporti.

Poi un giorno scopro per caso su FB che non sono sola e che ciò che provo ha anche un nome: MISOFONIA.
Questo racconto l’ho sentito molte volte da persone che come me, soffrono di questa patologia neurologica.
Se per molte persone sapere di non essere soli ha avuto un effetto calmante del tipo “non sono sola quindi non sono così strana”, su di me ha avuto un effetto dirompente.

E così ho cominciato a cercare il modo di guarire o almeno capire che cosa mi aveva complicato la vita fino a quel giorno della scoperta, e che mi avrebbe accompagnato per tutta la vita se non avessi trovato un rimedio. Tuttavia, non capivo razionalmente cosa avessi.

Ho cominciato con la Sanità pubblica, visite da otorinolaringoiatri, incontri e test, racconti e domande da una praticante volontaria che mi ha fatto solo perdere tempo e fatto sperare, come è successo molte volte dopo.

Incontri con Psicologi, Neurologi, Psichiatri, ma qui non voglio raccontare il percorso tortuoso che mi ha fatto approdare a due strade fruttuose che sono state:
1) La prima, il centro di Sanità pubblica della mia zona di Perugia, con Psichiatra e Assistenti Sociali: il rapporto con loro è durato tra alti e bassi quasi 10 anni; sì, perché quando entravo in depressione anche prima di scoprire la Misofonia cercavo aiuto, ma solo negli ultimi 2 anni dopo la scoperta della Misofonia, ho trovato nel centro persone che hanno studiato e letto quello che porta questo disturbo e sono stata aiutata veramente.

2) L’altro aiuto è pervenuto da un Neurologo Chiropratico Luca Vannetiello: ero in un periodo di piena depressione, non riuscivo più ad entrare neanche nei supermercatia fare la spesa senza indossare le cuffie, con la musica ad un volume che superava i rumori interni ai locali, e anche nei parchi dove c’era della gente, spesso mi sentivo male.
Con poche sedute, questo Neurologo/Chiropratico è riuscito a ridarmi la possibilità di tornare in questi luoghi senza nessun problema misofonico. Purtroppo sia per la distanza che per i costi ho dovuto sospendere le sedute, ma già avevo ripreso a vivere per quello che mi serviva, certo niente ristoranti, feste tra amici, insomma nessuna possibilità di stare in mezzo a tanta, ma anche poca gente che si relaziona, ma a questo oramai sono abituata.
Ci si abitua al proprio stato, si cerca un equilibrio se si vuol sopravvivere senza stare male.

Avevo già fatto domanda d’invalidità diversi anni prima per alcuni problemi fisici e mi avevano dato il 68% di invalidità, sentenza definitiva.
Alla luce degli ultimi anni, un medico di condotta incontrato dopo averne cambiati diversi (sempre perché mi avevano trattato come una pazza ogni volta che stavo male e chiedevo aiuto) mi ha fatto fare l’aggravamento dell’invalidità, rifatto fare analisi e visite specialistiche e redatto certificati sia dal Neurologo Chiropratico, sia dalla Psichiatra del Centro dove ho anche avuto una Psicologa che già da più di un anno mi seguiva e sono andata in commissione.
Ho presentato tutto l’incartamento davanti a più persone (Medici) dopo un’ora in anticamera con persone in attesa che parlavano forte.

Potete immaginare quanto per me fosse doloroso: per il fastidio, sono uscita dallo stabile e rientrata in commissione che stavo già male, il mio grado misofonico era abbastanza alto, ansia altissima, ma non mi sentivo aggressiva e provavo la classica voglia che distingue questa patologia, ovvero di scappare da dove ci si trova.

Mi hanno fatto alcune domande, hanno preso l’incartamento che serviva loro, e mi hanno detto che la risposta l’avrei avuta dopo un mese.
Ho passato quel mese sperando veramente in un miracolo. La Misofonia non è riconosciuta a livello Sanitario, e i  miei problemi fisici non sono così disperati da dovermi dare una grossa percentuale di invalidità.

Dopo un mese circa il responso:
DISTURBO DI PESONALITA’ EMOTIVAMENTE INSTABILE IN SOGGETTO CON GRAVE DISTURBO DI MISOFONIA PREGRESSO
Riconosciuta invalidità al 85%

Ecco, questa è stata una conquista, una patologia non riconosciuta dalla Sanità ma della quale vengono riconosciuti i sintomi che portano questo disturbo. Posso dire una vittoria, negli ultimi anni se n’è parlato, molte persone sono uscite allo scoperto e hanno lottato per capire e farsi aiutare.
Spero che presto la Misofonia venga riconosciuta e con essa anche ricerche e cure che possano alleviare questo grave disturbo che allontana dalle relazioni e fa vivere isolati combattendo da soli gli inneschi che la Misofonia porta.”

Aggiornamento del 2/4/2019

La nostra lettrice nonchè testimone, aggiorna la sua testimonianza con quanto segue:
“Il racconto raconta che la scoperta è avvenuta solo 2 anni fa, ma erano già 10 anni che andavo al Servizio Sanitario Nazionale a chiedere aiuto, quindi ero conosciuta. Poi, dopo la scoperta, anche loro hanno capito il problema di questi periodici momenti di estrema depressione e il perchè non avessi mai voluto fare una terapia farmacologica. In tutto questo, ciò che è importante è che bisogna andare a bussare il più possibile alle Istituzioni, farsi fare referti scritti da ogni Medico, Psicologo, Psichiatra, Neurologo… avere una documentazione che negli anni possa servire. Qui non è stata la misofonia a farmi prendere l’invalidità ma il malessere che ha provocato e questo era descritto nei vari referti. La conquista consiste nel fatto che in commissione d’invalidità abbiano scritto “Misofonia”. Ho altre patologie ma non sono così importanti da potermi dare un’invalidità all’85%. Sfido qualunque misofonico a restare più di un’ora in sala di attesa e parlare con un team di medici quando l’innesco è partito goà da un pezzo e non si è più lucidi… i medici in commissione questo lo hanno valutato. Chissà, forse non conoscendo bene la misofonia hanno pensato che fosse una costante, (un medico lì comunque conosceva la Misofonia) questo non posso dirlo, anche perchè non vedevo l’ora di SCAPPARE!”

FONTE DELL’IMMAGINE:
Trend-online.com

di Monia De Tommaso

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Intervista al dott. Luca Vannetiello

immagine del sito misofonia.com per l'intervista al dottor luca vannetiello

Tempo fa, un’iscritta al nostro gruppo Facebook Coscienza misofonica, ci ha segnalato il dott. Vannetiello, chiropratico e neurologo funzionale, dicendoci che aveva avuto riscontri positivi con un trattamento che aveva iniziato con lui. Non potevamo che provare a metterci in contatto con lui e a rivolgergli le domande che, secondo un sondaggio svolto sul nostro gruppo Facebook, avreste posto con più urgenza ad uno specialista nel settore.
Il dottore si è mostrato disponibile a rispondere alle nostre domande e lo ringraziamo ancora della sua collaborazione e del tempo dedicatoci.

Qualora aveste domande da porgli, potete trovare informazioni su di lui nella nostra sezione dedicata agli Indirizzi utili.

Veniamo ora all’intervista.

Che cosa è per lei la misofonia?
Non si può rispondere a questa domanda da un punto di vista oggettivo, in quanto la Misofonia è un problema neurologico per il quale alcuni soggetti hanno una reazione eccessiva con caratteristiche di rabbia, insofferenza in risposta a determinati suoni. In genere i tipi di suoni che generano le reazioni eccessive sono il masticare, il battere dei denti su una posata, deglutizione forzata, ma anche suoi improvvisi, battere una porta, traffico, clacson. In altre parole si ha un fastidio fisico, reale rispetto ad un suono che comunemente non innesca questa risposta. Un po’ tutti siamo misofonici per alcuni suoni, diciamo universalmente fastidiosi, come quando il gesso sulla lavagna stride con quel caratteristico fischio. Tuttavia si tratta di “patologia” quando la reazione avvviene per suoni meno estremi e più quotidiani.

Che cosa è la misofonia da un punto di vista neurologico?
Bisogna fare una serie di ragionamenti per poter rispondere a questa domanda e potersi orientare poi nei tentativi terapeutici perché questi ultimi non sono uguali per ciascun individuo ma necessariamente unico per ciascun paziente. Il primo ragionamento è sul funzionamento generale del cervello. Il cervello ha una globale attività inibitoria. Cioè se io ho il braccio rilassato non è perché il cervello è spento, ma sta attivamente inibendo il movimento del braccio. Come se tenesse un freno. Quando io voglio muovere il braccio il freno viene tolto e viene rimesso quando ho smesso il compito motorio. Se un individuo ha un’ictus e una parte del cervello muore, perde la sua attività inibitoria e il braccio diventa spastico. Non si riesce a rilassare. Lo stesso avviene anche con i suoni. Se non andiamo in giro sentendo voci o canzoni o suoni è perché il cervello tiene inibite le aree cerebrali dove noi conserviamo i suoni che conosciamo, le canzoni che abbiamo ascoltato fino alla nausea da adolescenti/giovani adulti. Infatti ci sono individui (in genere anziani) che sentono delle canzoni della propria infanzia nella testa e non sono in grado di spegnerle. Secondo ragionamento: il cervello è un ricevitore e un trasmettitore. Riceve stimoli di diversa natura e risponde sempre con attività motoria. Quindi se qualcuno mi chiama io mi giro (mi muovo) anche se qualcuno mi fa una domanda io nel rispondere lo faccio attraverso una risposta motoria. Se mi arriva una forte luce chiudo gli occhi e indietreggio. Se vengo spinto metto le mani avanti per pararmi ecc.
Terzo ragionamento: il nostro cervello ha un’area centrale che è molto antica che chiamiamo area limbica, dove istantaneamente decidiamo che reazione avere da un punto di vista emotivo a ciascun tipo di stimolo. Si dice che ogni stimolo prima di dare una risposta motoria deve avere un’attribuzione limbica. In altre parole, se una persona mi mette una mano sulla spalla, io devo sapere e decidere se è una minaccia o un gesto di fratellanza. La mia risposta motoria (di fuga, attacco, paura, o calma serenita, felicità) dipende dall’attribuzione limbica che quello stimolo riceve.
Nei soggetti misofonici l’attribuzione limbica per determinati suoni è preferenziale verso la rabbia e il fastidio e l’insofferenza. In termini neurologici a volte questo fenomeno viene descritto come “Escape” (fuga). Questo meccanismo è sfuggito al controllo inibitorio cerebrale e alle altre caratteristiche di attribuzione limbica per cui la reazione è sempre la stessa, uguale a se stessa, invincibile e non si trova il modo di reagire diversamente allo stesso stimolo sonoro. Quarto ragionamento: i movimenti oculari sono uno specchio del funzionamento del cervello. Noi possiamo mappare l’integrità del sistema nervoso centrale attraverso l’osservazione e l’analisi dei movimenti degli occhi. Queste conoscenze sono molto vecchie anche se negli ultimi 10-15 anni la ricerca ci ha fornito dettagli e precisione incredibili.

Con quali metodiche tratta la misofonia? In cosa consistono i suoi trattamenti?
Vengono usate strategie di Neurologia Funzionale. Si parte ovviamente da un esame clinico per verificare quali sono i deficit neurologici presenti e come questi correlano con i circuiti interessati dalla misofonia (un “fuga” dei circuiti mesolimbici) e correggerli. I trattamenti sono estremamente individualizzati perché il quadro neurologico di ciascun individuo è unico. Le strategie includono, non limitandosi a, esercizi oculari, esercizi oculari associati a suoni. Stimolazioni vestibolari, stimolazioni cerebellari, esercizi di memoria, manipolazioni vertebrali.

Quali risultati ha ottenuto con i suoi trattamenti?
Io al momento ho visitato due pazienti misofonici (il che considerando la poca conoscenza del fenomeno credo che sia un buon numero) con buoni risultati in termini di minore intensità della rabbia per alcuni suoni e abolizioni di risposte rabbiose per altri. Come ad esempio il vociare o rumori di fondo della strada mentre ho riscontrato riduzione nella risposta ai suoni della masticazione.

Come può, secondo lei, un misofonico cercare di migliorare la sua vita nel quotidiano?
Io consiglierei di dichiarare il proprio problema nel modo più sereno possibile agli interlocutori in modo da non stupire gli altri con le proprie reazioni. E sopratutto cercare l’aiuto di un collega che si occupi di Neurologia Funzionale che possa affrontare il problema in modo specifico.

Come intervenire sui bambini misofonici?
Allo stesso modo con cui intervego con gli adulti.

Sa qualcosa in merito al riconoscimento della misofonia dal Ministero della Sanità?
No, non ne sono a conoscenza.

FONTE DELL’IMMAGINE
Fizjo System Szkolenia

di Monia De Tommaso

Il trattamento della misofonia e la necessità di etica e regole

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Il trattamento della misofonia e la monetizzazione sulla condizione misofonica è una questione complessa e impegnativa.

Noi tutti vogliamo trovare qualcosa di veramente che efficace per alleviare le sofferenze e l’ansia provati dai  pazienti misofonici. Non importa cosa si scopra, o addirittura, se si cerchi di trarre profitto da queste ricerche. L’obiettivo è portare sollievo ai pazienti.

La sfida è questa …

Dove possiamo tracciare la linea di demarcazione tra ciò che sappiamo che può avere un impatto positivo (e dovrebbe essere pubblicizzato come tale) e cosa non lo ha?

Come possiamo garantire alle persone di restare al sicuro e ottenere l’accesso alle informazioni giuste?

Questo articolo del Huffington Post di Shaylynn Hayes, solleva alcune questioni veramente importanti sulla misofonia internazionale. Come possiamo impedire che le persone vulnerabili siano sfruttate economicamente (o peggio) per mano di trattamenti non verificati, non provati?

In questo momento il mercato è invaso da trattamenti sedicenti che si dicono efficaci sulla misofonia.

È come se là fuori si vivesse il selvaggio west mentre lo sceriffo è sicuramente in vacanza.

Non ci sono prove certe per verificare in modo indipendente il lavoro di questi “trattamenti sulla misofonia” tuttavia in rete troviamo numerose affermazioni audaci su di essi.

Secondo noi, dobbiamo disegnare un tracciato di dati. Dati verificabili.

Proviamo cose diverse, un sacco di cose diverse. Prendiamo tutte le ricerche e le conoscenze attualmente presenti e cerchiamo di trovare dei modi per aiutare chi soffre di misofonia. Poi cerchiamo di invitare le persone su a fare prove e registrarne i risultati.

Ma abbiamo bisogno di avere un codice etico per avere questo diritto.

In pratica, il medico al quale ci affidiamo dovrebbe avere in mente uno schema come questo:

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Vi è un chiaro problema etico quando gli individui iniziano a far pagare le persone per trattamenti non regolamentati, non verificati.

Questo problema è aggravato ulteriormente se la commercializzazione non rende abbondantemente chiaro che questi trattamenti non sono stati provati e, come tali, possono a) non avere alcun visibile vantaggio b) potrebbero causare un danno o disagio del paziente.

Questo non è qualcosa sul possiamo permetterci di sorvolare.
Non importa quanto la persona o le persone che offrono il servizio siano benintenzionate o stimabili; non appena il denaro cambia di mano per il trattamento, vi è un conflitto di interessi immediato.

1. Il benessere del paziente
2. L’incentivo finanziario

incentivo finanziario crea automaticamente un pregiudizio, che sia subconscio o meno, e in assenza di prove verificabili il trattamento funziona prima di ogni altra cosa, e questo è inaccettabile.

È inaccettabile perché il paziente non ha alcun modo di sapere se stanno comprando da qualcuno che è interessato a fare soldi …. o da un individuo che crede realmente nel loro trattamento sulla misofonia … o una combinazione dei due. In ogni scenario il risultato per il paziente è potenzialmente la stesso.

Senza test indipendenti tutte le informazioni presentate per il paziente sono tanto incomplete quanto contaminate.

Ecco cosa suggeriamo di fare:

  1. Svolgere studi indipendenti sui trattamenti della misofonia

    Se abbiamo un trattamento della misofonia che desideriamo condividere con gli altri e forse anche trasformare in un business legittimo, allora va bene! Prendiamo trattamenti che pretendono di avere risultati positivi e proviamoli in modo indipendente.

  2. Pubblicare e condividere i risultati (buoni e cattivi)

    Se le prove indipendenti mostrano un risultato positivo per una percentuale significativa di misofonici, grande! Condividiamo i risultati, conduciamo ulteriori ricerche per rendere ancora migliori le nostre teorie. Non ha funzionato? Ancora grande! Una parte enorme della ricerca sui trattamenti in via di sviluppo si fonda sulla conoscenza di cosa non funziona e nella comprensione del perché. Si tratta in ogni modo di dati importantissimi.

  3. Lavorare insieme per promuovere ulteriori ricerche sulla misofonia e la sua comprensione e aiutare le persone a fare scelte consapevoli sui possibili trattamenti.

    Che tu sia un neurofarmacologo, un terapeuta cognitivo comportamentale, uno psicologo, un creatore di app, un audiologo, un ricercatore, uno studente, uno scrittore, un genitore, una figlia, un figlio: tutti sono i benvenuti durante questo viaggio. Cerchiamo di capirlo insieme.

    Abbiamo bisogno di verificare più di una realtà qui …

    Come operatori sanitari, avvocati, giornalisti, ricercatori, scrittori e persone che offrono il trattamento, abbiamo un dovere di diligenza per mettere fuori informazioni oneste che siano il più d’aiuto possibile. In questo momento, là fuori, c’è veramente molta disinformazione sulla misofonia. Come custodi di quelle poche informazioni che ci sono, abbiamo l’opportunità di promuovere una cultura che protegge il vulnerabile e i valori etici, l’integrità e l’interesse dei misofonici.

    Prendiamo i dati attuali verificati e assicuriamoci di non spingere verso un trattamento potenzialmente pericoloso. Ricordiamo che non stiamo parlando solo di adulti (che forse hanno più consapevolezza del disturbo), ma che sono coinvolti anche i bambini.

    E come chi soffre misofonia, abbiamo anche il dovere della diligenza. Abbiamo bisogno di mantenere buon senso e diffidare dei rimedi disperati e rapidi. Sì, questa è una condizione disperata, ma dilettarsi in applicazioni non provate, o ingoiare ciecamente pillole prescritte per altre condizioni, non porta progressi, ma va a mettere solo soldi nelle mani di profittatori che potranno usarlo per diffondere disinformazione e danneggiare, in futuro, le persone più vulnerabili.

    Ci sono alcune persone incredibili che combattono questa causa e abbiamo bisogno di unire le nostre risorse. Ci sentiamo onorati di poter lavorare per diffondere più informazioni possibili su questa condizione e garantire più ricerca in questo campo. Grazie a tutti coloro che ci sostengono e lottano ogni giorno per trovare una soluzione al problema.

    Teniamo duro e continuiamo la ricerca.

Che cosa è la scansione fMRI e come ci può aiutare a capire la misofonia?

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Probabilmente avrete sentito parlare della risonanza magnetica.

La Risonanza Magnetica (MRI) è una tecnica che utilizza campi magnetici e onde radio per costruire un quadro di quello che sta succedendo all’interno del nostro corpo. In genere queste scansioni vengono utilizzate per aiutare i medici a comprendere le diagnosi sulle lesioni o le condizioni che riguardano la colonna vertebrale, le articolazioni e il cervello.

La fMRI, o la risonanza magnetica, consente in realtà di misurare l’attività del cervello rilevando cambiamenti nel flusso sanguigno legati alla attività neurale.

In termini semplici, questo significa che possiamo vedere, nel dettaglio, esattamente quali aree del cervello si attivano quando si eseguono compiti specifici come l’atto del linguaggio o della memoria.

Questo è un punto di svolta perché comincia a darci un quadro molto più chiaro di tutti i diversi processi cerebrali. Meglio ancora, per il paziente, non ci sono rischi connessi con le scansioni fMRI. Sono rapidi e indolore, il che rende più facile condurre prove.

Perché la fMRI è così importante per la ricerca sulla misofonia?

I disturbi cerebrali sono difficili da diagnosticare, e tanto meno spiegare. Se ci si taglia, un medico o un infermiere può vedere la ferita, disinfettarla e ricucirla. Se si dispone di una gamba rotta si possono fare i raggi X grazie ai quali un medico può individuare la frattura e guarirla.

Ma quando si tratta di disturbi neurologici è molto più difficile individuare che cosa sta succedendo. Possiamo vedere quello che il cervello sembra dall’esterno, ma fino a poco tempo fa (la fMRI è applicata solo da 20 anni) era molto più difficile per vedere cosa stesse succedendo all’interno del cervello di un paziente vivo; anche perché le regioni si attivano quando vediamo, sentiamo, odoriamo o tocchiamo, come per il processo della memoria,  quello che accade quando parliamo.

La fMRI ci dà un assaggio di quello che accade all’interno di questi processi e ci aiuta ad ottenere una migliore comprensione della vasta gamma di funzioni e processi cerebrali.

Ritornando di nuovo al tema di questo articolo, ci aiuta anche ad osservare i disturbi sensoriali come i Disturbi di Elaborazione Sensoriale (Sensory Processing Disorder, o SPD) e la misofonia.

Ecco quello che abbiamo imparato già a conoscere della misofonia.

Quando abbiamo una risposta misofonica sappiamo esattamente quale regione del cervello è coinvolta e attivata.

L’area del cervello che è attiva è un’area chiamata amigdala, un gruppo di nuclei a forma di mandorla situati nel sistema limbico.

In termini evolutivi l’amigdala è una delle parti più antiche del cervello ed è coinvolta nel processo decisionale, la memoria e le emozioni. È anche responsabile per la risposta alle minacce e per la conseguente reazione fisiologica del corpo – ci si mette in modalità di difesa e si ha un’accelerazione della frequenza cardiaca.

Così i sensi (occhi, orecchie, naso e così via) raccolgono le informazioni e vengono elaborati dall’amigdala. Da studi della fMRI sappiamo che, in questa fase, nelle persone con misofonia (rispetto a un gruppo di controllo) i suoni specifici sono percepiti come minacce, motivo per cui ci si sente improvvisamente sopraffatti. Il proprio cuore inizia la corsa e il cervello va in modalità di allarme.

Il Dott. Sukhbinder Kumar dell’Istituto di Neuroscienze dell’Università di Newcastle, dell’University College di Londra, sta facendo un fantastico lavoro in questo settore e nel 2012 ha fatto uno studio il cui risultato

ha confermato che si presentava “qualcosa di molto primitivo e che contribuisce al problema … un possibile segnale di soccorso dall’amigdala alla corteccia uditiva“.

Già era noto uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscienc, e finanziato dal Wellcome Trust, nel quale scienziati dell’Università di Newcastle hanno rivelato l’interazione tra la regione del cervello che elabora il suono, la corteccia uditiva, e l’amigdala, che è attiva nel settore della trasformazione delle emozioni negative quando sentiamo suoni sgradevoli.

Tra le tecniche neuro radiologiche più recenti, il brain imaging ha dimostrato che quando si sente un rumore sgradevole l’amigdala modula la risposta dell’innalzamento dell’attività della corteccia uditiva  provocando la nostra reazione negativa.

I ricercatori del Wellcome Trust Centre per Neuroimaging a UCL e Newcastle University hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale (fMRI) per esaminare in che modo il cervello di 13 volontari hanno risposto a una gamma di suoni. Ascoltando i rumori all’interno dello scanner hanno valutato i suoni dal più sgradevole – il suono di un coltello su una bottiglia – a quello che hanno trovato più gradevole – quello dell’ebollizione dell’acqua. I ricercatori sono stati quindi in grado di studiare la risposta del cervello ad ogni tipo di suono.

In particolare hanno trovato che l’attività dell’amigdala e della corteccia uditiva variano in relazione diretta con la valutazione di sgradevolezza percepita e manifestata dai soggetti. La parte emozionale del cervello, l’amigdala, in effetti si fa carico e modula l’attività della parte uditiva del cervello in modo che la nostra percezione di un suono altamente sgradevole, come un coltello su una bottiglia, sia maggiore rispetto a un suono ritenuto rilassante, come ad esempio quello dell’ebollizione dell’acqua.

L’analisi delle caratteristiche acustiche dei suoni ha dimostrato che nella gamma di frequenza da circa 2.000 a 5.000 Hz rientrano suoni che sono ritenuti sgradevoli. Dr Kumar spiega: “Questa è la gamma di frequenza in cui le nostre orecchie sono più sensibili. Anche se ci sono ancora molti dibattiti sul motivo per cui le nostre orecchie sono più sensibili a questa gamma di suoni, vengono inclusi suoni di urla che troviamo intrinsecamente sgradevoli“.

Scientificamente, una migliore comprensione della reazione del cervello al rumore potrebbe aiutare la nostra comprensione delle condizioni in cui si ha una tolleranza al suono diminuita come l’iperacusia, la misofonia.

Il professor Tim Griffiths dell’Università di Newcastle, che ha condotto lo studio, ha dichiarato: “Questo lavoro getta nuova luce sull’interazione tra l’amigdala e la corteccia uditiva. Questa potrebbe essere una nuova incursione nei disturbi emotivi e disturbi come gli acufeni e l’emicrania in cui ci sembra essere accresciuta la percezione degli aspetti sgradevoli dei suoni“.

FONTE DELLE INFORMAZIONI:
AllergictoSound
Eurekalert

FONTI DELLE IMMAGINI:
AllergictoSound

di Monia De Tommaso

Opzioni di trattamento: il punto di vista del padre di un paziente

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Ciò che seguirà è stato pubblicato su un gruppo di Misophonia.com dal padre di una persona misofonica. Sul sito originale, la testimonianza è stata pubblicata con il suo permesso ed è riferito che è possibile riportarla altrove purché si rimuova il suo nome.

Re: aiuto per la mia dodicenne
Ven 17 Gen 2014 10:59 (PST). Inviato da: xxxxx

Purtroppo, non credo che ci sia qualcosa là fuori con un’appurata alta probabilità di efficacia. Ci sono diverse persone che cercano una risposta risolutiva dalla cura di neurofeedback (NFB). I risultati hanno spaziato da alcuna reazione a quasi il 100% dell’eliminazione dei sintomi. Il NFB è difficile da valutare perché non è una tecnica particolarmente assodata e i risultati che si ottengono probabilmente dipendono molto dal medico. Inoltre, coloro che hanno segnalato il successo hanno fatto un sacco di sessioni (più di 80), mentre un tipico regime di trattamento NFB per altre malattie potrebbe essere di sole 20-40 sedute.

Se questi pazienti sono poi seguiti da un professionista diventa molto costoso. Alcuni medici sono a favore di un trattamento domestico che può rendere le cose molto più economiche. Almeno una persona ha riportato dei benefici utilizzando lo Zengar Neuroptimal, che è un tipo di neurofeedback che non si cura di essere specifico per una patologia ma sostiene di migliorare le prestazioni del cervello in maniera in generale.

Non è evidente a tutti come questo dovrebbe funzionare, e ci sono davvero pochi dati che sostengono la sua efficacia. Non trovo argomenti particolarmente interessanti quelli dell’omeopatia e numerologia, a cui un sacco di persone credono (io ovviamente le considero una sciocchezza). Non ho completamente respinto la possibilità che la formazione del cervello di Zengar possa aiutare, ma con mia figlia ho scelto di optare per la via classica del NFB.
La CBT e terapie simili sono state segnalate da molte persone per essere utili. Esse non eliminano la  misofonia ma possono renderla molto più facile da affrontare.
Penso che molte persone abbiano scoperto che raggiungere un buon rilassamento muscolare aiuti molto. Almeno un ragazzo si sente come se effettivamente la sua misofonia smetta di essere un problema per lui. Voglio che mia figlia provi questo.

Tom Dozier ha cercato un trattamento di contro-condizionamento e ha riportato un certo successo (ma non universale). Si può lavorare con le persone a distanza. Ha lavorato anche con un chiropratico che ha sviluppato una sorta di trattamento (non credo che si tratti di un approccio chiropratico classico, ma di qualche altra modalità che credo sia un concetto di Medicina Orientale). Su un piccolo campionario di pazienti, hanno riportato un grandioso miglioramento / eliminazione dei sintomi nei soggetti con moderata misofonia, così come c’è stata la mancanza di risposta in qualcuno con una grave misofonia.

Alcune persone hanno riferito di aver avuto benefici da vari farmaci (antidepressivi, farmaci per OCD, etc.), mentre altri non sono stati aiutati. Io credo che nel momento in cui la misofonia è grave o difficile da affrontare, questi farmaci aiutino a stabilizzare la condizione mentale in generale ma non ad agire direttamente sulla misofonia.

Mia figlia prende un SSRI e aiuta molto. L’alcol sembra essere utile per alcuni (tuttavia non abbastanza utile per il trattamento di una condizione).

Altri hanno cercato di modificare la dieta e gli integratori nutrizionali di vari tipi. Non ho davvero sentito abbastanza esempi interessanti da essere motivato a provare questi espedienti con mia figlia.

C’è un protocollo di trattamento di audiologici di base per la misofonia sul quale il dottor Johnson e altri hanno cercato e stanno cercando di raccogliere dati. Penso che questo comporti la consulenza e l’uso dei auricolari generatori di rumore per aiutare a mascherare i suoni scatenanti.

Sono davvero dispiaciuto di non poter puntare con più fiducia su qualsiasi altra cura. Purtroppo ci sono per lo più prove aneddotiche con pochi studi scientifici accurati. Personalmente, cerco di valutare i potenziali trattamenti dal punto di vista scientifico basato sull’evidenza. Non ho intenzione di provare cose che non riesco a immaginare come un meccanismo plausibile su cui lavorare (a meno che non vi siano una marea di persone che riferiscano il loro successo). Il NFB, per me, ha appena attraversato la soglia in quanto vi è un meccanismo plausibile di azione, e la sua efficacia su altre patologie è dimostrata in una quantità a malapena convincente di letteratura scientifica. L’approccio di Tom Dozier al trattamento della misofonia sembra ragionevole e mi piace che lui sia interessato a valutare obiettivamente la sua efficacia.

Buona fortuna.

 

FONTE DELLE INFORMAZIONI:
Misophoniatreatment

FONTE DELL’IMMAGINE:
la rete

Se vi interessa leggere anche altre testimonianze allora cliccate qui.

di Monia De Tommaso

Misofonia: nuovi metodi di trattamento

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Attualmente ci sono nuove interessanti terapie in fase di sviluppo per curare la misofonia. La NRT sviluppata dal dott. Tom Dozier è risultata efficace quando una persona è intollerante a suoni scatenanti specifici. Ad esempio, se una persona viene attivata solo dal fratello o dal marito, allora questo trattamento può funzionare. Se invece si è innescati da un determinato suono prodotto da chiunque e ovunque, allora questo trattamento non funziona o ci vorrà molto tempo perché funzioni.
Il Dr. Scott Sessions ha sviluppato un trattamento chiamato Tecnica di Ripristico Psicosomatico che usa per curare i problemi emotivi. Fino a quando il dottor Dr. Sessions e Tom Dozier non si sono riuniti il 21 ottobre 2013, questo trattamento non era mai stato applicato per curare la misofonia. Beh, quello che è successo è stato quasi incredibile. I primi 2 individui misofonici trattati con questa tecnica hanno manifestato una completa eliminazione dei sintomi. Sulla persona successiva, che aveva / ha una misofonia estremamente grave, non ha avuto effetto. Recentemente, altri 2 soggetti sono stati trattati con la PRT, ed entrambi hanno mostrato una completa eliminazione dei sintomi misofonici.

Una sesta persona, trattata l’1/4/14, grazie al trattamento ha avuto un moderato miglioramento. Nel mese di aprile 2014, sono state trattate 31 persone; circa la metà ha mostrato una riduzione dei sintomi, ma sembra che l’effetto del trattamento non sia duraturo.

Ci sono state anche alcune segnalazioni dei benefici ottenuti dall’ipnoterapia (per lo più a breve termine), dai neurofeedback, biofeedback, e rilassamento muscolare. Alcuni hanno beneficiato ampiamente dal neurofeedback, e hanno avuto anche una completa eliminazione dei fattori di innesco. Il trattamento di neurofeedback richiede dalle 10 alle 80 (o più) sessioni. Ci sono stati anche molti che hanno segnalato di sentire numerosi benefici da queste terapie ma non sulla misofonia.

Il Rilassamento Muscolare Progressivo (PMR) ha anche dimostrato di essere molto utile sia a ridurre la rabbia / furia dopo un innesco che la forza del fattore scatenante. Il PMR ha anche molti altri benefici per la salute e il benessere tanto che dovrebbe essere praticato quotidianamente.

FONTE DELLE INFORMAZIONI:
Misophoniatreatment

FONTE DELL’IMMAGINE:
la rete

di Monia De Tommaso

Misofonia: opzioni di trattamento

misofonia-e-opzioni-di-trattamento

Trattamenti esistenti

Il trattamento più comunemente usato per la misofonia è il suono. Questa è una componente primaria del Protocollo di Gestione della Misofonia (MMP – Management Protocol Misofonia) sviluppato dalla Dr.ssa Marsha Johnson. Riempire il canale uditivo con suono riabilitativo (ad esempio il suono cascata) riduce la forza della reazione riflessa al suono scatenante. Questo non elimina il problema o la reazione a tale suono, ma ne riduce la reazione che quindi non è più così fastidiosa.

Il suono può essere più efficace se generato da un apparecchio posto dietro l’orecchio. Praticamente invisibili, questi tipi di dispositivi dispongono anche di un controllo remoto che permette loro di essere collegati tramite Bluetooth a un iPod o un altro dispositivo. È possibile acquistare questi  apparecchietti attraverso alcuni audiologi.

Un iPod e delle cuffie possono essere utilizzate per fornire lo stesso effetto, ma è molto più visibile e può causare difficoltà in pubblico (soprattutto per i bambini o sul posto di lavoro).

Uno smartphone o iPod Touch possono eseguire un’applicazione audio come White Noise (Rumore Bianco, e per saperne di più riguado il colore dei rumori clicca qui, o Simply Noise (Rumore Semplice). Queste applicazioni, che costano pochissimi euro, sono in grado di fornire una varietà di suoni diversi che possono ridurre la forza della risposta misofonica. È meglio utilizzare una cuffia aperta (open-ear), come il Sony Sport (che sembra essere fuori produzione, ma può facilmente essere acquistato online).

Queste cuffie non tappano l’orecchio, come fanno le cuffie auricolari, di modo che chi le indossa  possa ancora sentire la conversazione e il livello di rumore per bloccare i suoni scatenanti.

Riempire la casa con suono è anche un’opzione; si possono utilizzare dispositivi come un ad esempio un ventilatore o macchine che producono rumore bianco. Più è presente il rumore di fondo e tanto meno problematici sono i suoni scatenanti.

Insieme con il generatore di suoni, il trattamento MMP sopra citato raccomanda dalle 6 alle 12 settimane di Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) o una terapia simile incentrata sull’area della Misofonia (un recente studio sull’uso della sola CBT per curare la Misofonia ha mostrato che questa terapia può ridurre in modo significativo l’impatto della Misofonia sulla vita della persona). Il trattamento MMP dovrebbe essere coerente con il trattamento NRT, che lavora per ridurre la forza del riflesso di attivazione del suono.

Pawel e Magaret Jastreboff forniscono un trattamento che dicono utilizzi la TRT. Questa tecnica utilizza il generatore di suono come uno dei componenti e funziona per ridurre la forza della reazione misofonica tramite anche l’esposizione controllata allo stimolo scatenante.

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di Monia De Tommaso

Terapia di adattamento (Habituation Therapy)

La dottoressa Marsha Johnson sostiene che la terapia del Dott. Pawel Jastreboff nel 1980, così com’è stata sviluppata, produce miglioramenti. Lei sostiene che circa tre quarti dei suoi pazienti hanno mostrato un miglioramento significativo durante la terapia e che l’uso di generatori di suono a banda larga, in combinazione con il  sostegno della famiglia e la costanza del paziente, ha procurato un sollievo sia a breve termine che a lungo termine.

Le unità sono impegnate con il sistema uditivo e a diminuire la quantità uditiva di contrasto tra un leggero rumore di fondo ed i dannosi suoni scatenanti. Mentre l’uso di questi dispositivi non sembra provocare un recupero a lungo termine o la diminuzione dei sintomi della 4S, tuttavia lenisce la gravità delle reazioni e permette all’utilizzatore di godere di più della vita quotidiana. (Per ulteriori approfondimenti vi rimandiamo al sito http://www.tinnitus-audiology.com).

L’esposizione e la prevenzione rituale (ERP) è stata adoperata per essere molto efficace nel trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo (OCD) negli ultimi 35 anni. Sappiamo che ben il 85% delle persone con il disturbo ossessivo-compulsivo possono essere aiutate utilizzando l’ERP. Tuttavia, molte persone affette da OCD e le loro famiglie sono confuse da alcuni dei termini associati a questa tecnica. Un termine molto importante che confonde molti è “assuefazione”. Il mio obiettivo in questo breve articolo è quello di aiutare a chiarire il significato di questo termine.

L’ERP si basa sul principio di assuefazione. Per natura, le persone si abituano a cose negative che le attornia. In un certo senso, assuefazione significa sempre “essere abituati” a qualcosa che non ci piace. Ad esempio, dopo essere stati in una stanza per un periodo di tempo non si sente più il ronzio di un ventilatore che prima si può aver percepito come fonte di distrazione. Il suono non va via; ci si è semplicemente  abituati al suono e quindi non lo si percepisce più. Un altro esempio di assuefazione che tutti noi conosciamo riguarda la temperatura dell’acqua. Quando entriamo in acqua potremmo scoprire che è fredda, ma se ci rimaniamo immersi abbastanza a lungo troviamo che l’acqua si sia “riscaldata”. Ma l’acqua non si è riscaldata, bensì ci siamo appena abituati ad essa, alla sua temperatura. Se si dovesse uscire dall’acqua per poi tornarci dentro dopo un po’ , si dovrebbe trovare che l’acqua sia più fredda di come la si era percepita la prima volta. Il processo di assuefazione è normale e naturale, e non facciamo alcuno sforzo perché si verifichi.

Allora, cosa ha a che fare con l’ansia e l’ERP? Per quanto riguarda l’ansia, l’assuefazione si riferisce alla diminuzione o riduzione dell’ansia con il semplice passare del tempo. Ovvero, l’ansia nei confronti di qualcosa che temiamo finirà per ridursi senza fare nulla, ma lasciando semplicemente che passi il tempo. NEll’ERP cerchiamo due tipi di assuefazione all’ansia.

In primo luogo, vi è un “processo interno” di assuefazione o riduzione di ansia. Un “processo” nell’ERP si riferisce a un lavoro d’esposizione che si sta tentando (ad esempio, toccando una maniglia senza lavarsi le mani). Il processo interno di assuefazione è la riduzione dell’ansia che si ottiene trattenendo la maniglia in un periodo di tempo (ad esempio, l’ansia si riduce da 4 a 2 utilizzando una scala di 10 punti in 10 minuti). Si otterrà questa riduzione dell’ansia se starete abbastanza a lungo senza fare qualcosa (ad esempio, lavarsi le mani), pensare (per esempio, pensare voi stessi mentre pregate), o dire qualcosa (per esempio, chiedere se va bene toccare una maniglia). L’ansia si riduce niente di meno che con il passare del tempo.

La chiave al processo interno di assuefazione è quello di fare l’esercizio di esporsi al suono di innesco abbastanza a lungo per sperimentare questa riduzione dell’ansia. Utilizzando ancora una volta l’analogia della temperatura dell’acqua, è necessario rimanere in acqua abbastanza a lungo in modo che possa “scaldarsi”. Quanto tempo bisogna aspettare? Beh, il tempo di esposizione cambia da persona a persona e cambia in base ai diversi esercizi che si fanno. La maggior parte dei medici ci incoraggerebbero a fare l’esercizio fino ad ottenere una diminuzione di almeno il 50% del nostro nominale picco di ansia (cioè, quando è al suo punto più alto nel corso del processo, dicono da un 4 a 2). In genere, l’esercizio esposizione più impegnativo per voi sarà prendervi più tempo possibile per il processo interno di assuefazione.

Il secondo tipo di assuefazione ricercata nell’ERP è “processo intermedio” di assuefazione. Questo si riferisce alle riduzioni dei “picchi” di ansia che si verificano quando si ripete l’esercizio di esposizione più e più volte. Le riduzioni del processo interiore dell’ansia che abbiamo già discusso non durano a lungo se l’esercizio di esposizione non si ripete. Ciò significa che se avete visto con successo la vostra ansia andare da  4 a 2 in 10 minuti con un particolare esercizio e poi avete aspettato una settimana prima di averlo di nuovo, allora probabilmente otterrete una valutazione di ansia nuovamente da 4 a 2 in 10 minuti. Il risultato finale è che nulla è cambiato senza ripetere l’esercizio di esposizione in un tempo ad intensità abbastanza alta. È  come uscire dall’acqua e non tornare indietro fino al giorno successivo. È probabile che si sentirà freddo come il giorno prima. Ci vuole la ripetizione per ottenere la riduzione del picco da uno studio all’altro. Con abbastanza ripetizioni si può arrivare al punto in cui un esercizio di esposizione causerà il minimo quantitativo di ansia dall’inizio di questo esercizio. Quante ripetizioni ci vorranno prima che si verifichi un abbassamento dell’ansia durante l’esercizio? Esso è diverso a seconda delle persone e degli esercizi.

Il processo intermedio di assuefazione è l ‘ “effetto di trattamento”. Produce la riduzione complessiva dei  picchi di ansia. Rituali o compulsioni danno l’equivalente del “processo interno di assuefazione”. Le compulsioni funzionano e possono lavorare per ridurre rapidamente l’ansia (ad esempio, l’ansia di guidare da un 4 a zero). Ovviamente, il problema è che non aiutano a lungo termine e ogni volta che qualcuno si trova ad affrontare la stessa situazione dovrà ritualizzare di nuovo. L’esposizione senza ripetizione è la stessa cosa. Si riduce l’ansia in un primo momento, ma se non si continua a farlo allora non accade niente di nuovo nel lungo periodo. L’ERP “sconfigge” le compulsioni con il processo intermedio delle riduzioni o di  assuefazione che si verifica con la ripetizione. In un certo senso, l’obiettivo dell’ERP è quello di sostituire le compulsioni con il processo di assuefazione come mezzo per ridurre l’ansia.

Così, quando si fa l’ERP, ci si deve ricordare di fare l’esercizio abbastanza a lungo per ottenere il processo interno di assuefazione, e ripeterlo abbastanza volte per ottenere il processo intermedio di assuefazione. In bocca al lupo!

Per informazioni su altri metodi di trattamento cliccate qui.

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FONTE DELLE INFORMAZIONI:
Misophonia.uk, BeyondOCD

di Monia De Tommaso

La musicoterapia come trattamento della misofonia [Parte I]

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Oggi vi proponiamo un argomento interessante, che in molti sottovalutano o non conoscono, e che potrete considerare come un suggerimento di possibile trattamento della misofonia.

Avete mai sentito parlare di musicoterapia?
Si definisce musicoterapia quella tecnica che utilizza la musica come strumento terapeutico, grazie ad un impiego razionale dell’elemento sonoro, allo scopo di promuovere il benessere dell’intera persona, corpo, mente, e spirito.
Con l’aiuto del terapeuta, essa permette di comunicare attraverso un codice alternativo rispetto a quello verbale partendo dal principio dell’ISO (identità sonora individuale) che utilizza il suono, la musica, il movimento per aprire canali di comunicazione ed una finestra nel mondo interno dell’individuo. Dal punto di vista terapeutico essa diviene attiva stimolazione multisensoriale, relazionale, emozionale e cognitiva, impiegata in diverse problematiche come prevenzione, riabilitazione e sostegno al fine di ottenere una maggiore integrazione sul piano intrapersonale ed interpersonale, un migliore equilibrio e armonia psico-fisica.

Molti studi hanno dimostrato il duplice effetto psicoterapico della musica sia nell’ambito fisiologico che psichico. La musica evoca sensazioni, stati d’animo, può far scattare meccanismi inconsci, aiuta a rafforzare l’io e serve da ponte tra il conscio e l’inconscio. Può aiutare a sbloccare repressioni e resistenze permettendo agli impulsi ed ai complessi che producono conflitti e disturbi neuro-psichici di affiorare a livello di coscienza, anche attraverso il processo catartico (tensione-liberazione). Invia segnali al cervello ed in particolare al sistema limbico, la zona cerebrale detentrice dei più arcani sentimenti e istinti posseduti dall’uomo riguardo ad una filogenesi evolutiva di tutto il sistema nervoso centrale.

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La musica sembra essere l’unica funzione superiore dell’encefalo, che direttamente coinvolge in ugual misura l’emisfero destro e l’emisfero sinistro.
È chiaro che si può usare la musica per catturare l’attenzione, stabilire un dialogo e quindi ancora condurre la persona ad un obiettivo voluto. In questa ottica le tecniche psicomusicali, offrono un mezzo di espressione e comunicazione complementare.
Attraverso la terapia musicale vengono messe in gioco le abitudini, i significati palesi e inconsapevoli, le aspirazioni, i problemi vivi e angoscianti, la ricerca di significati che vanno al di là dell’apparente infantilità di certi testi, rendendo l’esperienza sonoro-musicale molto meno banale di quanto possa apparire a prima vista e di notevole valore se affrontata correttamente.

La musica dal punto di vista terapeutico, diviene attiva stimolazione multisensoriale, cognitiva, relazionale, emozionale, impiegata come prevenzione, sostegno e recupero. Essa può offrire nei casi in cui l’ascolto viene integrato dalla partecipazione attiva del corpo (ritmare, sonorizzare, muoversi ritmicamente, cantare etc.), un momento valido per riorganizzare le condotte relazionali ed il lavoro terapeutico consiste nella attivazione-riattivazione delle abilità personali e delle capacità espressive e relazionali mediante setting organizzati secondo il metodo socio-psico-educazionale che consentono da un lato la possibilità di osservazione valutativa, d’altro canto pongono gli agenti in condizione favorevole alla espressione immaginativa, alla comunicazione, alla partecipazione emotiva dell’evento.
L’intervento riabilitativo è efficace sia nel bambino che nell’adulto. Se il paziente è un bambino si comincia a costruire insieme a lui una comunicazione sonora non ancora influenzata da successive esperienze ritmico-musicali; mentre nell’adulto bisogna eseguire un’azione regressiva volta a recuperare una storia corporeo – sensoriale passata. Ogni essere umano ha dentro di sé una identità sonora (ISO), in quanto vi è l’esistenza di un suono o di un insieme di suoni che lo caratterizzano e lo individualizzano. Questi sono rappresentati dagli archetipi sonori ereditati geneticamente a cui si aggiungono l’esperienza sonoro-vibrazionale e di movimento durante la vita intrauterina, e più tardi si arricchisce con le esperienze vissute durante il parto, con di seguito il resto della vita.

Passiamo ora ad analizzare il trattamento di musicoterapia. Esso è strutturato in incontri settimanali a seconda delle esigenze del paziente. Le sedute possono essere: individuali o di gruppo della durata di circa 60 minuti ognuno. Alcuni dei campi applicativi del trattamento musicoterapico sono:

1. Disturbi emotivi del bambino e dell’adulto (ansia, depressione, disturbi da attacchi di panico, insonnia);
2. Disturbi relazionali del bambino e dell’adulto;
3. Corso di preparazione al parto;
4. Disturbi mentali (nevrosi, psicosi ed altre malattie psicosomatiche del bambino e dell’adulto, anoressia);
5. Handicap psichico, psichico, fisico e sensoriale;
6. Disturbi del linguaggio e deficit uditivi;
7. Esiti di coma;
8. Patologie neurologiche (ictus, morbo di Parkinson etc…) ;
9. Senescenza;
10. Senescenza patologica (demenza senile, morbo di Alzhaimer, disturbi relazionali dell’anziano).

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Gli obiettivi generali delle sedute di musicoterapia sono i seguenti:

1. Aprire canali di comunicazione (intrapsichici – extrapsichici);
2. Vincere le proprie paure, saper contenere ed orientare le emozioni e l’aggressività nel rapporto interpersonale, sviluppare la capacità di dominare impulsi irrazionali;
3. Canalizzare le ansie;
4. Stimolare l’espressione dei sentimenti per favorire la motivazione, la gratificazione e l’autostima;
5. Favorire la creatività;
6. Migliorare la socializzazione e l’interazione, incoraggiando al sorriso, al gusto di vivere, cercando di far vivere esperienze positive e gratificanti;
7. Abituare alla verifica, ad accettare le regole, riconoscendo le proprie capacità ed i propri limiti;
8. Stimolazione attiva e multisensoriale;
9. Sviluppo dell’espressione corporea;
10. Stimolo al contatto con la realtà, aprendo più canali di comunicazione: espressivi, affettivi, di percezione e di comprensione;
11. Stimolo del ricordo (Vissuto /identità);
12. Stimolo delle funzioni cognitive, attivando le capacità di base partendo da ciò che la persona oggetto e i terapia è in grado di fare: attenzione, concentrazione, percezione, osservazione, prontezza di riflessi, analisi e sintesi, valutazione, memoria, classificazione, senso cronologico, rapporto spazio-tempo;
13. Stimolo delle capacità sensoriali ed intellettive;
14. Migliorare le capacità ortofoniche del linguaggio attraverso attività di discriminazione prosodica, simbolico-gestuale e grafico-ritmica della parola;
15. Aiuto allo sviluppo psico-motorio, all’accettazione del proprio corpo, schema corporeo, del coordinamento oculo-audio-motorio, della manualità della prontezza dei riflessi, del controllo muscolare e del corretto coordinamento globale motorio.

Il trattamento viene quindi impostato attraverso le seguenti fasi:

1. Analisi ed osservazione del caso (valutazione della motivazione).
2. Raccolta dell’anamnesi, dati, ecc.;
3. Approfondimento diagnostico iniziale;
4. Compilazione anamnesi sonoro – musicale;
5. Elaborazione di un progetto di intervento dettagliato;
6. Verifiche periodiche tramite osservazione durante le attività, protocolli, colloqui con i parenti e responsabili.

Questa “scienza”, quindi, può aiutare in molti e diversi ambienti. Può rilassare le persone che non sono in grado di addormentarsi o soffrono di insonnia; ridurre i dolori, l’ansia e i livelli di tensione muscolare dei pazienti ricoverati per una condizione medica emergente; perfino arginare i problemi legati all’alimentazione, come ad esempio l’anoressia. Questi, tanto per citare, sono gli esempi più eclatanti legati all’utilizzo di cure fatte di musica.
Altro dato molto importante, è che la musicoterapia, non utilizzando farmaci, non è un rimedio invasino e, soprattutto, privo di effetti collaterali dettato dall’uso di medicinali.

Dunque la domanda che noi di Misofonia.com ci poniamo è la seguente: potrebbe la musicoterapia essere un trattamento alternativo (e forse sottovalutato) per la misofonia e da prendere in considerazione?

FONTE DELLE INFORMAZIONI:
Benessere.com

FONTI DELLE IMMAGINI:
GreenMe.it, MadridFree, LifeontheseaOnlus

di Monia De Tommaso

La terapia breve strategica: ce la spiega il Dott. Giorgio Nardone

Trovare medici che trattino la misofonia è difficile perché è in un disturbo davvero poco conosciuto. Tuttavia, una nostra lettrice ci ha indicato il nome del dott. Giuseppe Nardone in quanto ha intrapreso una sua cura chiamata Terapia breve strategica ed ha ottenuto buoni risultati.
Abbiamo dunque fatto delle ricerche per scoprire di più su questo tipo di trattamento e abbiamo trovato i seguenti video. Speriamo possiate trovarli utili.
Buona visione.

Terapia breve strategica: intervista
Che cos’è la terapia breve strategica? Fondatore del centro di Terapia Strategica di Arezzo,  il dott. Giorgio Nardone, psicologo e psicoterapeuta, spiegherà in un’intervista in cosa consiste questo interessante trattamento. Cliccando qui potrete entrare sul sito ufficiale del Centro che si occupa di questo trattamento e al cui interno potrete trovare anche i centri affiliati dove poter intraprendere questa terapia.

Come evitare le “Psicotrappole” e ottenere il massimo da noi stessi
In questo video, il dott. Nardone spiega l’approccio più corretto per fronteggiare al meglio i problemi nei quali ci si può imbattere nel quotidiano.

Ossessioni, compulsioni e manie
Questo video apparentemente non ha niente a che vedere con la misofonia; tuttavia diversi studi hanno riportato il legame tra la sensibilità ai suoni e il disturbo ossessivo-compulsivo. Dunque abbiamo deciso di riportare questo video come suggerimento a scoprire di più sulle ossessioni.

FONTE DELLE INFORMAZIONI:
la rete

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Tradingonline.me

di Monia De Tommaso