Misofonia: indagini fisiologiche e descrizioni di casi [Parte I]

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Cari lettori, oggi vi proponiamo la prima parte di una pubblicazione scientifica del 2013 sulla misofonia realizzata da Miren Edelstein, David Brang, Romke Rouw, e Vilayanur S.Ramachandran
il cui titolo è Misofonia: indagini fisiologiche e descrizioni di casi. Il sito in cui abbiamo trovato questa pubblicazione tradotta appositamente per voi è quello della National Library of Medicine del National Institutes of Health. Alla fine dell’articolo troverete il link della pagina dove potrete trovare la versione originale (in lingua inglese) dell’articolo. Buona lettura.

RIASSUNTO

La misofonia è una condizione cronica relativamente inesplorata, in cui una persona sperimenta eccitazione autonoma (analoga ad una risposta involontaria di “lotta o fuga”) a certi suoni innocui o ripetitivi come la masticazione, lo scatto delle penne, lo schiocco delle labbra, ecc. I misofonici dicono di provare ansia, panico, e rabbia quando sono esposti a suoni di innesco, che compromettono la capacità di completare le attività di tutti i giorni e di impegnarsi in interazioni sociali sane e normali. Attraverso due esperimenti, abbiamo misurato le caratteristiche comportamentali e fisiologiche della condizione misofonica. Interviste con misofonici (come riportate nell’esperimento seguente) hanno dimostrato che i suoni più problematici dipendono generalmente dal comportamento di altre persone (i suoni dello scatto delle penne, della masticazione). Tuttavia i misofonici non sono infastiditi da questi suoni quando sono loro stessi a produrli.

INTRODUZIONE

Misofonia, parola letteralmente tradotta in “l’odio per il suono”, è una condizione cronica per cui suoni specifici provocano in un individuo esperienze emotive intense e eccitazione autonoma. Stimoli scatenanti includono suoni ripetitivi e sociali tipicamente prodotti da un altro individuo, tra cui quello della masticazione, dello scatto delle penne, della digitazione su tastiere e dello schiocco delle labbra. Queste esperienze guidano il malato ad evitare situazioni in cui possono essere prodotti questi suoni, limitando la sua capacità di interagire con gli altri e che spesso conduce a gravi problemi nella propria vita sociale e professionale. Nota anche come Sindrome della Sensibilità del Suono Selettivo (o delle 4 S), il termine “misofonia” è stato coniato da Jastreboff; secondo la nostra conoscenza, solo due casi di studio (Hadjipavlou et al., 2008; Schwartz et al., 2011) e uno studio clinico (Schröder et al., 2013) hanno esaminato la misofonia. In quest’ultimo studio, gli psichiatri hanno presentato questionari e interviste somministrate a 42 misofonici, un primo passo essenziale a dimostrare che la misofonia è un disturbo primario senza comorbilità evidente con le altre condizioni psicologiche o neurologiche note.
La diffusione della misofonia è indagine di studio ma esistono diversi gruppi di supporto online con migliaia di membri (tra i quali abbiamo Misofonia UK, o su Facebook e Yahoo). Coloro che soffrono di misofonia non sempre sono pienamente consapevoli di soffrirne ma conoscono le risposte anomale che hanno ai loro suoni di innesco. Inoltre, molti malati hanno identificato la condizione in almeno un parente stretto, suggerendo una possibile componente ereditaria. Mentre trattamenti efficaci per misofonia rimangono elusivi, diversi individui riferiscono che utilizzano meccanismi di imitazione per ridurre al minimo la loro esposizione e la risposta agli stimoli scatenanti. Inoltre, la misofonia sembra mostrare alcune somiglianze generali con l’acufene. Jastreboff e Hazell (2004) hanno ipotizzato che misofonia e tinnito siano entrambi associati con l’iper-connettività tra i sistemi uditivi e limbici, suggerendo che entrambe le condizioni potrebbero evocare reazioni intensificate ai rispettivi suoni. Tuttavia, nonostante queste somiglianze generali, la misofonia differisce considerevolmente dal tinnito, soprattutto in termini di come la condizione è localizzata intorno a certi suoni e situazioni prodotti dall’essere umano in contrasto a quelli internamente percepiti, i suoni astratti.
Mentre la maggior parte degli individui con sviluppo tipico sperimentano reazioni emotive generali e non elaborate ad una gamma di suoni (Halpern et al., 1986), queste diffuse associazioni negative rimangono non debilitanti e al massimo un fastidio per l’ascoltatore. Una possibilità critica è che le associazioni presenti in individui generalmente in via di sviluppo, sono combinate a quelle di individui con la misofonia, e questi ultimi vivono una risposta fisiologica più estrema. In effetti, il suono delle unghie su una lavagna è uno stimolo emotivamente evocativo che suscita disagio estremo nella popolazione tipica (Zald e Pardo, 2002; Kumar et al., 2012) e gli individui misofonici spesso fanno riferimento a questo stimolo nell’illustrare la natura estrema delle loro sensazioni di innesco. In questo studio, abbiamo ulteriormente approfondito i sintomi e i comportamenti associati con la misofonia così come abbiamo esaminato se le risposte fisiologiche misofoniche supportano i loro resoconti soggettivi di eccitamento in risposta a certi suoni.

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ESPERIMENTO 1

Introduzione
In primo luogo abbiamo ricevuto informazioni sulla misofonia nel dicembre del 2011 attraverso i membri di un gruppo di supporto on-line sulla misofonia. Dalle descrizioni iniziali, la condizione sembrava avere molte qualità interessanti, oltre ad essere del tutto sconosciuta ed inesplorata. Individui misofonici sono stati invitati al laboratorio per le interviste preliminari con la speranza di ottenere una comprensione più concreta delle loro esperienze con la condizione.

Materiali e metodi
1.Partecipanti

Sono state reclutate undici persone con la misofonia dalle zone di San Diego e Los Angeles presso l’Università della California, nel campus di San Diego, attraverso il contatto auto-identificato del nostro laboratorio, nonché attraverso un gruppo di supporto della misofonia online (4 uomini e 7 donne; età media = 35,82; range = 19-65 anni).
2. Procedura
Dai membri del nostro gruppo di ricerca dell’Università della California (nel campus di San Diego), sono stati condotti da trenta a sessanta minuti di intervista semi-strutturata. Poiché non esistono stabiliti criteri diagnostici per la misofonia, l’ammissibilità per l’inclusione di studio è basata sulla gravità dei sintomi associati con le descrizioni delle esperienze riportate dal soggetto. Le cinque interviste iniziali erano di natura esplorativa e comprendevano una serie di argomenti, tra cui l’età approssimativa di insorgenza, elenchi di suoni che suscitano vari gradi di disagio, gli individui che aggravano la condizione, i meccanismi di imitazione, i pensieri comuni quando si verificano i sintomi, le risposte del corpo ai suoni scatenanti, l’effetto della condizione sulla propria vita quotidiana, e altre condizioni mediche potenzialmente associabili. Da queste interviste siamo stati in grado di generare un insieme di domande per creare il quadro generale delle successive sei interviste che si sono svolte.
Risultati e discussione
Dopo aver condotto tutte le 11 interviste, era evidente che le esperienze delle persone misofoniche, sebbene intrinsecamente variabili tra i soggetti, contenevano tendenze evidenti e somiglianze. Le categorie più salienti di valutazione e le loro caratteristiche sono documentati nella tabella che troverete cliccando qui. Inoltre, va notato che tutti i criteri diagnostici elencati da Schröder et al. (2013) erano presenti nelle relazioni dei nostri soggetti misofonici, anche se queste interviste sono state condotte prima della pubblicazione di tale articolo.
Abbiamo sperimentato l’ipotesi secondo la quale le esperienze soggettive dei misofonici evochino una risposta fisiologica anomala a determinati stimoli uditivi. Gli individui misofonici hanno mostrato un indice di ascolto amplificato e risposte di conduttanza cutanea (SCRs) all’ascolto, ma non a stimoli visivi, rispetto ad un gruppo di controlli tipicamente sviluppati, supportando questo punto di vista generale e indicando che la misofonia è un disturbo che produce effetti autonomi distinti che in genere non sono sviluppati negli individui.

Il criterio più importante nella misofonia è che suoni particolari evocano una reazione avversiva sproporzionata. I nostri soggetti sono stati reclutati proprio in base a questa caratteristica. In accordo con precedenti relazioni, i nostri misofonici hanno riferito che i peggiori suoni scatenanti sono quelli della masticazione, sgranocchiamento, legati all’alimentazione, seguiti dallo schiocco delle labbra, dallo scatto della penna e il ticchettio dell’orologio. Altri suoni di innesco notevoli includono suoni a bassa frequenza, di passi, del tamburellamento con le dita, fischi e dattilografici. Nove dei nostri 11 misofonici hanno riferito che i suoni di natura ripetitiva fanno particolarmente male. Inoltre, sei di loro hanno indicato che i suoni sibilanti risultano sgradevoli, anche se non allo stesso livello di altri suoni scatenanti.

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In termini di risposte avverse a questi suoni, i misofonici hanno riportato una serie di sentimenti, pensieri, così come reazioni fisiche negative. Alcuni dei sentimenti negativi vissuti includono intensa ansia, panico, irritazione estrema, e anche la rabbia. Inoltre, nel contesto del nostro studio, è importante distinguere l’ansia dalla paura. In particolare, mentre i nostri soggetti riportano una sensazione di estremo stress e ansia in risposta a suoni scatenanti, riportano di non aver avuto paura di loro. Nove dei nostri 11 misofonici ha segnalato il suono scatenante come invasivo, invadente, disgustoso, o maleducato. Essi hanno inoltre riferito di sentirsi offesi o violati da questi suoni al punto da fare pensieri negativi come “Odio questa persona”, “Basta, non lo sopporto”, e “Non sai come suona quello che fai?”. Tuttavia, in cima ai forti effetti psicologici, i misofonici riportano anche di sperimentare forti effetti fisici in risposta a suoni di attivazione. Gli effetti fisici più comunemente riportati sono stati pressione al torace, le braccia, la testa, o tutto il corpo così come la contrazione e tensione dei muscoli. In risposta ad un suono di innesco, alcuni misofonici hanno segnalato un aumento della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca o della temperatura del corpo, mani sudate, dolore fisico, e anche difficoltà respiratorie.
Le suddette risposte avversive evocate da suoni di innesco sono caratteristiche di una tipica, autonoma risposta del sistema nervoso. In linea con questo, le peggiori situazioni vissute dai misofonici sono spesso quelle in cui ci si sente intrappolati e incapaci di sfuggire, come nei lunghi viaggi in auto o in aereo. Allo stesso modo, due misofonici hanno riferito che i suoni scatenanti a scuola o a casa sono peggiori che in luoghi che si può facilmente lasciare, come un luogo pubblico. Tuttavia, nonostante il disagio estremo, i misofonici generalmente non agiscono fisicamente con sentimenti di aggressività. Alcuni hanno dichiarato di scattare su altri, mentre altri di interiorizzare la loro frustrazione.

Un’indicazione finale sulla misofonia è il suggerimento che gli agenti farmacologici influenzano tale condizione. Quattro dei nostri misofonici hanno indicato che la caffeina intensifica le esperienze misofoniche mentre sette di loro hanno indicato che l’alcol diminuisce la sintomatologia; questi soggetti descrivono che sotto l’influenza di alcol possono ancora sentire il suono, ma la loro risposta avversiva non è così forte.
In risposta alle reazioni avverse per attivare i suoni, gli individui misofonici hanno sviluppato una serie di strategie di difesa tra cui: evitare o allontanare se stessi da certe situazioni, imitare il suono scatenante, usare tappi per le orecchie, cuffie o ascoltare di musica, distrarre se stessi, oppure recitare dialogo interno positivo per contribuire a calmare se stessi, chiedere ad altri di smettere di fare i suoni.
Il grado in cui la qualità della vita è influenzata varia tra i nostri partecipanti misofonici. Un soggetto ha riportato che la misofonia “non influisce molto sulla qualità della mia vita. Ma sembra ridicolo e vorrei sbarazzarmene “, mentre un altro soggetto ha riferito che per via della misofonia, in passato aveva evocato pensieri di suicidio. Questi rapporti indicano che ci potrebbero essere diversi gradi di condizione misofonica, che vanno da lieve a grave, tanto da essere debilitante.

Individui misofonici più comunemente descrivono che l’insorgenza della malattia è avvenuta durante l’infanzia. Due soggetti hanno riferito che con l’età, hanno imparato ad affrontare meglio la loro misofonia; cinque soggetti hanno riferito che è peggiorata nel tempo (a causa della crescente avversione, così come un numero crescente di stimoli scatenanti) e tre non hanno ricordato nessun cambiamento nel corso del tempo. Non è del tutto chiaro perché le differenze di accumulo dei suoni scatenanti e la loro gravità si sviluppino tra misofonici ma sembra che l’esposizione prolungata e ripetuta ad un suono può essere un fattore che contribuisce all’aggravamento. Per esempio, uno dei nostri soggetti misofonici ha collegato questo al periodo della “luna di miele”, ad un nuovo posto di lavoro o ad una relazione, in cui per alcuni anni nuovi suoni causavano una piccola irritazione. Tuttavia, nel corso del tempo l’effetto negativo di questi suoni si è intensificata per diventare più grave.

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Sei dei nostri misofonici hanno riferito che uno o più degli stretti familiari hanno dimostrato sintomi e comportamenti simili a quelli misofonici. Due soggetti non avevano informazioni su questo argomento e tre hanno dichiarato di non credere che ci sia la misofonia nelle loro famiglie. Anche se questi rapporti sono solo aneddotici, suggeriscono che ci può essere una componente familiare o genetica di misofonia, invitando a fare ulteriori indagini in studi futuri.
È interessante notare come la risposta evocata da suoni scatenanti sembra essere modulata dalla conoscenza preventiva del contesto, e sorgente sonora, il che implica che la condizione non è guidata semplicemente dalle proprietà fisiche del solo suono. Ad esempio, nove dei nostri misofonici hanno indicato che la loro misofonia è isolata o aggravata da alcuni individui, di solito amici intimi, colleghi o familiari ai quali sono esposti frequentemente. Un’altra curiosa caratteristica descritta da 10 dei nostri misofonici è il fatto che i suoni di auto-attivazione indotta (ovvero suoni di innesco prodotti dai misofonici stessi) non evocano una risposta avversiva tanto quanto quella prodotta da altri. Infatti, come accennato in precedenza, imitare un suono scatenante è una delle strategie di difesa utilizzate dai misofonici per “sovrascrivere” il suono disturbante prodotto da un altro individuo. Diversi misofonici dichiarano anche di mangiare in sincronia con l’altra persona. Tuttavia, l’imitazione è anche menzionata come un modo per vendicarsi contro la persona incriminata che produce i suoni, agendo così come un modo per far fronte alla rabbia evocata dalla condizione.
Le interviste hanno rivelato inoltre un effetto interessante del ruolo del contesto sulle risposte avverse. Ad esempio, otto dei nostri misofonici hanno riferito di non essere preoccupati dai suoni della masticazione e alimentazione (suoni di innesco gravemente offensivi associati alla maleducazione quando prodotto da adulti umani) a meno che non siano prodotti da animali o bambini. Un individuo ha descritto che, così come questi individui hanno poco controllo sulle loro azioni e “non sanno niente di meglio,” questo li aiuta ad annullare i forti sentimenti avversi. Questi risultati suggeriscono che le risposte avverse vissute dai misofonici sono esplicitamente legati ad altri individui, il che implica una componente sociale di base alla condizione. Di conseguenza, anche se i nostri soggetti in sintonia col criterio diagnostico di Schröder et al. (2013), sono consapevoli della loro condizione, e riconoscono i loro sentimenti come “eccessivi, irragionevoli o sproporzionati”, comunque commentano il comportamento di un’altra persona come inopportuna e inappropriata.
Un altro tema ricorrente nelle interviste è il ruolo dell’attenzione nella misofonia. Nove dei nostri misofonici riferiscono di essere iper-concentrati sui suoni che normalmente esistono come rumore di fondo. Un soggetto misofonico ha descritto l’incapacità di sintonizzare se stesso ai rumori esterni di sottofondo come un “effetto involontario di un cocktail party”, mentre un altro ha detto che “i rumori non sono mai di sottofondo. I suoni delle persone frastornano proprio come il suono di un motore a reazione”. Otto dei nostri misofonici ha descritto di non essere in grado di prestare attenzione a un film o alle lezioni scolastiche quando gli individui intorno a loro producono i suoni di innesco, con un risanamento parziale quando distraggono se stessi e dirigono la loro attenzione altrove. Inoltre, è possibile che attraverso la comprensione del ruolo dell’attenzione nella misofonia, possono essere sviluppati altri trattamenti.

Conformemente allo studio di Schröder et al. (2013), i nostri soggetti hanno riferito alcuni sintomi condivisi con altre diagnosi, tuttavia la sintomatologia completa della misofonia non si adatta con nessuna delle categorie diagnostiche del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV). Nelle loro interviste, i soggetti hanno descritto sintomi legati al disturbo ossessivo-compulsivo (OCD), disturbo da deficit di attenzione (ADD), disturbo da stress post-traumatico (PTSD), disturbi di elaborazione uditiva e acufene e iperacusia. Tuttavia, questi sintomi non hanno coperto l’intera gamma di malesseri, tra cui il sintomo critico della misofonia (ovvero una forte risposta avversiva causata da suoni particolari). Due dei nostri misofonici hanno riferito di essere stati trattati con i farmaci, compresi i farmaci ansiolitici e antidepressivi, che avevano lo scopo di alleviare alcuni degli effetti della misofonia ma così com’è, un trattamento per affrontare pienamente la radice del problema rimane inafferrabile. Così, i nostri risultati sono in linea con la conclusione precedente secondo la quale la misofonia non è parte di un altro disturbo clinico, psichiatrico, o psicologico (Schröder et al., 2013).

FONTE DELLE INFORMAZIONI:
NCBI

FONTE DELLE IMMAGINI
noiGiovani.it, PARKINSON ITALIA, scai

di Monia De Tommaso

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