L’A.I.R.S. e il suo approccio all’ipersensibilità uditiva

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Oggi riportiamo alcune parti di un articolo redatto, a cura di G. Cianfrone e S.Passi, sul sito dell’A.I.R.S. (Associazione Italiana per la Ricerca sulla Sordità) in collaborazione con l’Università la Sapienza di Roma. Per quanto si possa essere (a cominciare da noi stessi che pubblichiamo questi articoli) d’accordo o meno con alcune informazioni riportate, come sempre non ci sentiamo di escludere alcuna informazione sull’argomento “sensibilità uditiva”. Buona lettura.

I suoni continui e forti risultano fastidiosi per molte persone. Però esistono senz’altro persone con un udito più sensibile rispetto ad altri e alle quali risulta decisamente molto fastidioso ascoltare livelli sonori anche ritenuti normali per tutti gli altri.
Se non è presente perdita uditiva si parla di Iperacusia (termine con il quale nel sito si intende una ridotta capacità della persona di tollerare i suoni esterni ovvero la percezione esagerata ed esasperata del fastidio prodotto da suoni che la popolazione normale percepisce come ben tollerati. Si può giungere fino alla sensazione del dolore) e qui dobbiamo prendere in considerazione non tanto l’orecchio come organo periferico quanto più tutto quello che succede dal nervo acustico in poi, fino al cervello.
Il cervello gioca un ruolo essenziale nel tipo di sensibilità che abbiamo nei confronti dei suoni. Una volta arrivati all’orecchio interno i suoni elaborati dalle cellule ciliate, 10.000 fibre del nervo acustico portano l’informazione sonora fino alla corteccia uditiva del cervello (lobo temporale). Qui abbiamo la consapevolezza del suono. Il primo compito del sistema uditivo centrale è quello di estrarre tra i tanti messaggi che arrivano dall’esterno, quelli importanti rispetto al rumore di sottofondo. Spesso suoni anche lievi sono ricchi di significato e quindi balzano alla nostra consapevolezza perché vengono amplificati da una parte del sistema nervoso centrale chiamata sistema limbico (centro dell’apprendimento e delle emozioni) e corteccia prefrontale (coinvolta con il comportamento) che serve proprio a cogliere e amplificare suoni non necessariamente forti ma che potenzialmente indicano una situazione di pericolo. Nella maggior parte dei casi l’associazione automatica che viene fatta con certi suoni ha caratteristiche di pericolo: questo suono mi danneggerà l’orecchio? Ridurrà la qualità della mia vita diminuendo i periodi di tranquillità? Interferiranno con la mia concentrazione? Molto spesso l’ipersensibilità nei confronti dei suoni inizia con una paura irrazionale e poi si struttura nel tempo.
Siccome il sistema uditivo centrale è molto potente è in grado di percepire suoni anche molto deboli, se allenato e quindi un suono associato ad un pericolo, anche se molto debole, può essere inizialmente percepito solo nell’assoluto silenzio, ma un allenamento, anche se chiaramente negativo, può farlo percepire poi in tutte le situazioni, anche non necessariamente silenziose.

Anche variazioni nell’umore o nel livello di ansia possono inoltre aumentare il livello di sensibilità e far captare ancora di più segnali esterni o interni percepiti come potenzialmente pericolosi. Questa situazione può estendersi anche agli altri sensi creando ipersensibilità dell’olfatto, della vista, del gusto o del tatto aumentando la percezione del dolore.

Cari lettori misofonici, vi ritrovate?

L’iperacusia, specie nelle donne, può essere associata a disturbi ormonali, oppure può essere favorita da disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare, o da irritazioni del nervo trigemino ed in tal caso associarsi ad emicranie; può infine essere favorita dalla tensione tonica del muscolo tensore del timpano (TTTS), nel qual caso può accompagnarsi a senso di “blocco” auricolare. Vi sono evidenze scientifiche che dimostrerebbero in alcuni casi l’azione favorente sull’iperacusia esercitata da una carenza del neurotrasmettitore Serotonina, conosciuto per avere un’azione inibitrice di “calmiere” sulle percezioni sensoriali. L’iperacusia è presente nell’autismo infantile ed in alcune sindromi rare come la s. di Williams.
Quindi la ipersensibilità uditiva può essere presente in udito normale (iperacusia) associarsi a deficit uditivo (recruitment e iperacusia insieme), assumere caratteri fobici con reazioni comportamentali esasperate (fonofobia) o con sola sensazione di fastidio (misofonia).

Qui non siamo d’accordo con il definire la misofonia una semplice “sensazione di fastidio”; forse chi ha scritto l’articolo ha fatto riferimento ad una forma iniziale di misofonia.

Gli esami migliori oltre all’audiometria tonale (sopraliminare) classica sono l’impedenzometria con il test dei riflessi stapediali che evidenzia la presenza di recruitment ed inoltre il test della Loudness Disconfort Level (LDL) che evidenzia la presenza o meno di iperacusia. Chiaramente gli esami vanno eseguiti con estrema attenzione e delicatezza in quanto il soggetto sofferente di una qualsiasi forma di diminuzione della capacità di tollerare i suoni si sente in pericolo durante gli esami e dobbiamo cercare di non contribuire all’aumento della loro sensibilità. Inoltre è decisamente importante non procedere all’impedenzometria che richiede l’uso di livelli di intensità del suono decisamente sovraliminari se prima non si è effettuato l’esame LDL. Se la sensibilità del soggetto è alta conviene rimandare l’esame dei riflessi stapediali dopo un periodo di riabilitazione uditiva.

Per la cura dell’iperacusia le metodiche di esposizione progressiva ai suoni che si rifanno alla terapia madre della “sound habituation therapy” o “terapia del suono” come la TRT ben nota per il trattamento degli acufeni, sicuramente offrono un approccio efficace nel trattamento di questo fastidioso disturbo, sia che siano presenti acufeni sia che non lo siano. In presenza di una perdita uditiva è necessario l’uso delle protesi, ma queste vanno regolate con estrema attenzione da parte dell’audioprotesista con un controllo dell’uscita massima estremamente ridotto nel periodo iniziale e poi gradualmente aumentato e portato al livello necessario al tipo di perdita nel tempo, anche in tempi molto lunghi. Necessario è “svezzare” l’orecchio ai suoni ma con estrema gradualità come si fa nel caso dello svezzamento del bambino ai cibi o nella desensibilizzazione delle allergie. In caso di normoacusia è necessario l’uso di “generatori di suono” che erogano un rumore di sottofondo inizialmente al livello di minima percezione almeno 6-8 ore al giorno, volume che andrà gradualmente aumentato man mano che il sistema uditivo del soggetto si desensibilizza.

Fondamentale oltre alla “terapia del suono” sopra descritta è il counselling educativo che consente alla persona di venire a conoscenza del reale funzionamento dell’organo dell’udito, di come funziona, di quali sono i suoni veramente dannosi. Affiancare a tutto ciò tecniche di rilassamento per la gestione della propria capacità di affrontare lo stress è vivamente consigliato. Un trattamento consigliato in molti casi, tendente ad arricchire l’offerta terapeutica dell’iperacusia è la Terapia Cognitiva-Comportamentale (TCC): questa, condotta da un counsellor esperto, è finalizzata a rimuovere le cognizioni ed i comportamenti non funzionali mediante prese di coscenza ed ampliamento delle conoscenze ed aiuto a sviluppare capacità di affrontamento (coping) di certe situazioni. Ma è fondamentale in tutti i casi una valutazione clinica dello stato psicologico del paziente essendo molte e complesse, come abbiamo visto, le interazioni fra le condizioni psicologiche e l’ipersensibilità uditiva.

Terapie farmacologiche rivolte alla rimodulazione dell Serotonina sono in fase di studio.

FONTE DELLE INFORMAZIONI:
A.I.R.S.onlus

FONTE DELL’IMMAGINE:
LINEARApprecchiAcustici

 

di Monia De Tommaso

 

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Iperacusia (all’orgine della misofonia): ce la spiega il prof. Mario Mattia

Solitamente scriviamo di misofonia. Oggi vogliamo pubblicare un articolo inerente all’iperacusia. Il motivo? Perchè secondo diversi studi la misofonia è un aggravamento dell’iperacusia, che ricordiamo essere una ridotta capacità della persona di tollerare i suoni esterni. Facendo ricerche nel web, abbiamo trovato un interessante e chiaro articolo del prof. G. Mario Mattia (consulente ergonomo specialista “Tecnico Competente”, certificato in acustica) che tende a chiarire proprio cos’è l’iperacusia (quali possono essere le forme in cui si può presentare e quale parte della via uditiva ne è causa), come diagnosticarla correttamente e come trattarla. Buona lettura.
I suoni continui e forti risultano fastidiosi per molte persone.
Esistono persone con un udito più sensibile rispetto ad altri e alle quali risulta decisamente molto fastidioso ascoltare livelli sonori anche ritenuti normali per tutti gli altri.
Questa situazione può capitare sia a persone con udito normale sia a persone con ipoacusia.
Spesso, specialmente le persone anziane, dicono “parla un po’ più forte, perché non ti sento!” e poi appena alziamo un po’ la voce “Non urlare! Non sono mica sordo!”.
In questa situazione è presente una diminuzione dell’udito dovuta di solito ad una perdita di cellule ciliate dell’orecchio interno, comunemente quelle deputate a recepire le alte frequenze (come il cinguettio degli uccelli, le cicale, le suonerie dei telefoni ecc.) che provoca una difficoltà a distinguere in modo corretto i vari livelli di volume dei suoni che vengono percepiti di meno.
Si aggiunge quindi alla perdita quantitativa (ipoacusia) anche una perdita di qualità del suono in entrata. Questa situazione viene detta in termini tecnici “recruitment” e oltre ad essere ben descritta da chi ne è affetto, si può anche evidenziare con gli esami audiologici (audiometria e impedenzometria).
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A differenza dell’orecchio normale che è in grado di tollerare suoni che arrivano a 120 dB, la persona con ipoacusia e recruitment raggiunge il livello di fastidio anche a 70-80 dB.
Per capire meglio facciamo il confronto con il musicista: egli può suonare uno strumento “pianissimo” e variare poi il volume fino ad arrivare al “fortissimo”.
Tra i due estremi ci sono tanti livelli di volume; l’orecchio normale li può percepire tutti mentre per l’orecchio con recruitment è come se certi suoni siano suonati solo in “fortissimo”, cioè appena percepiti raggiungono subito il fastidio.

Se non è presente perdita uditiva si parla di Iperacusia e qui dobbiamo prendere in considerazione non tanto l’orecchio come organo periferico quanto più tutto quello che succede dal nervo acustico in poi, fino al cervello.

Il cervello gioca un ruolo essenziale nel tipo di sensibilità che abbiamo nei confronti dei suoni.
Una volta arrivati all’orecchio interno i suoni vengono elaborati dalle cellule ciliate, oltre 10.000 fibre del nervo acustico portano l’informazione sonora fino alla corteccia uditiva del cervello (lobo temporale). Qui abbiamo la consapevolezza del suono.

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Il primo compito del sistema uditivo centrale è quello di estrarre tra i tanti messaggi che arrivano dall’esterno, quelli importanti rispetto al rumore di sottofondo.
Spesso suoni anche lievi sono ricchi di significato e quindi balzano alla nostra consapevolezza perché vengono amplificati da una parte del sistema nervoso centrale chiamata sistema limbico (centro dell’apprendimento e delle emozioni) e corteccia prefrontale (coinvolta con il comportamento) che serve proprio a cogliere e amplificare suoni non necessariamente forti ma che potenzialmente indicano una situazione di pericolo.
Nella maggior parte dei casi l’associazione automatica che viene fatta con certi suoni ha caratteristiche di pericolo: questo suono mi danneggerà l’orecchio?
Ridurrà la qualità della mia vita diminuendo i periodi di tranquillità?
Interferiranno con la mia concentrazione?
Molto spesso l’ipersensibilità nei confronti dei suoni inizia con una paura irrazionale e poi si struttura nel tempo.
Comunemente questo è fonte di disturbo in coloro che credono che la qualità della propria vita possa venire rovinata da rumori del vicino, dell’impianto di condizionamento e dei frigoriferi del negozio sottocasa, della musica della discoteca, di fabbriche ed artigiani vicini che emettono certamente suoni (spesso neanche avvertiti dalla maggioranza delle persone).
Siccome il sistema uditivo centrale è molto potente è in grado di percepire suoni anche molto deboli, se allenato e quindi un suono associato ad un pericolo, anche se molto debole, può essere inizialmente percepito solo nell’assoluto silenzio, ma l’attenzione concentrata, anche se il segnale è chiaramente debole, può farlo percepire poi in tutte le situazioni, anche quando non c’è silenzio.

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Anche variazioni nell’umore o nel livello di ansia possono aumentare il livello di sensibilità e far captare ancora con maggiore attenzione e sensibilità segnali esterni o interni percepiti come potenzialmente pericolosi.
Questa situazione può estendersi anche agli altri sensi creando ipersensibilità dell’olfatto, della vista, del gusto o del tatto aumentando la percezione del dolore.

Quindi la ipersensibilità uditiva può essere presente in udito normale (iperacusia) associarsi a deficit uditivo (recruitment e iperacusia), assumere caratteri fobici con reazioni comportamentali esasperate (fotofobia) o con sola sensazione di fastidio (misofonia).

Questa ipersensibilità porta ad uno stato di STRESS: oltre al deficit immunitario e l’aggravarsi o lo scatenarsi delle malattie “latenti”, può provocare stati di PANICO e di varie forme di FOBIA.

COME FARE UNA DIAGNOSI CORRETTA?

Gli esami migliori oltre all’audiometria tonale classica, sono l’impedenzometria con il test dei riflessi stapediali che evidenzia la presenza di recruitment ed inoltre il test della Loudness-Disconfort-Level (LDL) che evidenzia la presenza o meno di iperacusia.

Chiaramente gli esami vanno eseguiti con estrema attenzione e delicatezza in quanto il soggetto sofferente di una qualsiasi forma di diminuzione della capacità di tollerare i suoni si sente in pericolo durante gli esami e dobbiamo cercare di non contribuire all’aumento della loro sensibilità.
Inoltre è decisamente importante non procedere all’impedenzometria che richiede l’uso di livelli di intensità del suono decisamente sovraliminari se prima on si è effettuato l’esame LDL.
Se la sensibilità del soggetto è alta conviene rimandare l’esame dei riflessi stapediali dopo un periodo di riabilitazione uditiva.

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IL TRATTAMENTO DELL’IPERSENSIBILITA’ UDITIVA

La TRT sicuramente offre un approccio efficace nel trattamento di questo fastidioso disturbo.
In presenza di una perdita uditiva è necessario l’uso delle protesi, ma queste vanno regolare con estrema attenzione da parte dell’audioprotesista con un controllo dell’uscita massima estremamente ridotto nel periodo iniziale e poi gradualmente aumentato e portato al livello necessario al tipo di perdita nel tempo, anche in tempi molto lunghi.
Necessario è “svezzare” l’orecchio ai suoni ma con estrema gradualità come si fa nel caso dello svezzamento del bambino ai cibi o nella desensibilizzazione delle allergie.
In caso di normoacusia è necessario l’uso di “generatori di suono” che erogano un rumore di sottofondo inizialmente al livello di minima percezione almeno 6-8 ore al giorno, volume che andrà gradualmente aumentato man mano che il sistema uditivo del soggetto si desensibilizza.

Fondamentale oltre alla “terapia del suono” sopra descritta è il counseling educativo che consente alla persona di venire a conoscenza del reale funzionamento dell’organo dell’udito, di come funziona, di quali sono i suoni veramente dannosi.

Affiancare a tutto ciò tecniche di rilassamento per la gestione della propria capacità di affrontare lo stress è vivamente consigliato.
Alcune discipline orientali di tecniche di rilassamento, quali le tecniche di respirazione Yoga, sono altamente raccomandate.

FONTE DELL’INFORMAZIONE:
EuroAcustici

FONTI DELLE IMMAGINI:
GiovanioltrelaSM, Misofonia.com

di Monia De Tommaso

Iperacusia, ipoacusia e acufeni: attenzione ai farmaci ototossici

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Cari lettori, oggi vogliamo pubblicare un articolo davvero importante. In rete abbiamo trovato un elenco di farmaci ototossici che vogliamo condividere con voi. Innanzi tutto: cosa sono i farmaci ototossici? Per ototossicità si intende la proprietà tossica di certi farmaci e tossine nei confronti delle strutture dell’orecchio interno (in particolare delle cellule costituenti la coclea ed il vestibolo) o del nervo acustico.

Il danno tossico è solitamente accompagnato da sintomi di vertigine, di ipoacusia, di iperacusia ed acufeni (o tinnito). Nei casi più gravi, l’azione ototossica può portare a marcate perdite funzionali dell’udito, fino alla sordità completa.
Vi domanderete allora: cosa centra tutto questo con la misofonia? Ebbene, abbiamo diverse volte fatto notare come molti medici pensino che la misofonia sia un aggravamento dell’iperacusia. Dunque, se l’iperacusia può essere anche scatenanta dai farmaci, è bene sapere quali siano e quindi come prevenire danni all’udito e al nervo acustico.

Si ipotizza la presenza di una possibile predisposizione genetica facilitante il danno ototossico. In caso di reazioni ototossiche, è consigliata (quando possibile) la sospensione del farmaco, ed una valutazione medica specialistica (solitamente otorinolaringoiatrica).

Ecco a voi la lista, fatene buon uso 🙂

PDF: Farmaci-Ototossici

FONTE DELLE INFORMAZIONI:
EuroAcustici

FONTE DELL’IMMAGINE:
AcufeniCauseeRimedi

di Monia De Tommaso

La misofonia e le strategie di reazione [Parte II]

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Dopo aver visto alcune delle strategie di reazione alla misofonia nella prima parte di questo articolo, continuiamo con altri suggerimenti.

Mascherare il rumore

  1. Uso del rumore ambientale: avere un pó di musica per la casa, la radio o la televisione accesa può aiutare a mascherare i suoni scatenanti.
  2. Imitazione: per alcuni misofonici, imitare il rumore scatenante porta una sensazione di liberazione psicologica durante i peggiori momenti della reazione di panico. Chiaramente, vi è il rischio che la persona misofonica pensi che le persone che gli sono accanto vengano insultate, quindi questo espediente deve essere utilizzato con cautela (se lo ritenete effettivamente efficace). Sarebbe meglio affrontare la questione parlandone con la persona che scatena le reazioni di panico.
  3. Sincronizzazione: se i suoni prodotti durante i pasti sono un problema, si può contribuire a mascherarli riproducendoli a propria volta, sincronizzando la propria masticazione con quella della persona che costituisce il vostro fattore scatenante. Questo può sembrare un atto disperato, ma se è l’unica opzione, può aiutare a prevenire un attacco misofonico, o almeno portare qualche sollievo. Anche in questo caso, sarebbe meglio essere sensibili a quelli che potrebbero fraintendere il vostro comportamento, se si accorgono che cosa sta accadendo.

Consapevolezza delle reazioni corporee

  1. Eccitazione sessuale indesiderata: alcune persone con la misofonia hanno sperimentato una sensazione di eccitazione sessuale indesiderata durante l’ascolto di uno o piú dei loro suoni scatenanti. Questo non è certamente raro e può essere causato da niente di più subdolo dell’iperattività dei circuiti ormonali durante la fase di rabbia / panico. Ricordiamo che l’adrenalina e la noradrenalina sono entrambe coinvolte nella lotta o fuga e nella risposta sessuale.
  2. Potenziamento: quando una persona con la misofonia è esposta ai propri suoni scatenanti prodotti da un sorgente scatenante, questo può portare a un potenziamento, così che il misofonico successivamente si innesca piú facilmente da qualcuno che normalmente non vorrebbe farlo, ad esempio un altro membro della famiglia o un perfetto sconosciuto. É utile rendersi conto che la reazione misofonica non necessariamente peggiora in maniera permanente in queste circostanze.
  3. Stanchezza: è comune per le persone con la misofonia essere significativamente più sensibili ai suoni scatenanti quando sono stanchi. Il buonsenso insegna che questo è un buon momento, se possibile, per evitare le persone scatenanti (e possibilmente anche le persone non-scatenanti che potrebbero fare il suono di attivazione). Ancora una volta, puo’ essere utile la consapevolezza che in queste circostanze la misofonia non peggiora necessariamente in modo permanente.
  4. Memoria super-carica: le persone con la Misofonia hanno una capacità di ricordare incidenti di innesco anche anni dopo l’evento (i suoni scatenanti non necessariamente vengono rievocati dai misofonici al sol parlare della persona scatenante che li produce). Questo è un indicatore dell’impatto emotivo del suono sulla psiche del malato.

FONTI DELLE INFORMAZIONI:
Misophonia Treatment Institute

di Monia De Tommaso

La misofonia e le strategie di reazione [Parte I]

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Molte di queste strategie di reazione saranno ben familiari alle persone che soffrono di misofonia. Sono elencate tanto a vantaggio dei malati, quanto delle famiglie, amici e professionisti.

  • Diagnosi: non sottovalutare i vantaggi di ricerca di una diagnosi medica. La conferma ufficiale che dimostra di avere una malattia riconosciuta può essere una potente spinta psicologica. Essa può anche aiutare tutte quelle persone che si attivano per dimostrare che “non sono pazze” e che “non si sono inventate” la malattia. Tenere anche a mente che maggior è numero di persone a cui viene diagnosticata la condizione, tanto piú c’è la possibilità che l’interesse scientifico sviluppi terapie più efficaci e, il Santo Graal, una potenziale cura.
  • Tenere un diario: tenere un diario sulla misofonia. Registrare quali sono ti propri fattori scatenanti, cosa fanno, cosa si innesca, le ore del giorno in cui accade, che cosa si è provato prima, durante e dopo l’incidente, che cosa ha fatto peggiorare le cose, ciò che ha reso le cose migliori. Prendete il controllo della vostra misofonia.
  • Da evitare: è consigliabile, ove possibile, cercare di evitare le situazioni in cui sapete che potreste affrontare situazioni scatenanti note. Mangiare pasti separatamente dal resto della famiglia è ovvia. Chiaramente, questa è una questione delicata e le trattative con la famiglia devono essere affrontate con sensibilità. Solo perché si ha una malattia, non significa che si possa presumere che tutti sappiano esattamente ciò che essa comporta. Un compromesso accettabile in casa potrebbe essere quello di portare tappi per le orecchie o ascoltare della musica con le cuffie mentre a si è tavola, anche se a volte la sola vista di una persona che mangia puó essere sufficiente a provocare un attacco.
  • Parlare: munirsi di coraggio per poi di discutere della propria malattia con le persone che piú scatenano i sintomi misofonici, è come dividere con altre persone un’enorme cifra da pagare. La maggior parte delle persone vorranno aiutarti a ridurre al minimo il disagio, anche se, di tanto in tanto, si potrebbero dimenticare, o non rendersi conto di quello che stanno facendo. C’è la possibilità che non vi prendano sul serio e che risultino insensibili a questo problema (in molti ci hanno segnalato la seguente risposta ricevuta dai familiari: “tutti noi abbiamo dei suoni che non ci piacciono, cresci e sopportala!”); o peggio ancora, che riproducano deliberatamente il suono incriminato in vostra presenza piú forte che possono. Speriamo che queste persone siano solo una piccola minoranza.
  • Partecipare a un gruppo di sostegno: essere in grado di leggere le esperienze di altre persone, e di interagire con i compagni di sventura su Internet o di persona, è un altro modo potente di venire a patti con la propria condizione, e, si spera, di raccogliere alcuni suggerimenti su come affrontarla meglio! Unisciti al nostro gruppo (chiuso) su Facebook Coscienza misofonica!

    Leggi La misofonia e le strategie di reazione [Parte II]!
    FONTE DELLE INFORMAZIONI:
    Misophonia Treatment Institute

    FONTE DELL’IMMAGINE:
    Igor Vitale

di Monia De Tommaso

La respirazione addominale per migliorare le reazioni di panico

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La respirazione addominale, nota anche come diaframmatica o respirazione Hara, è una tecnica collaudata per migliorare le reazioni di panico ed è stata riscontrata la sua efficacia anche in pazienti misofonici. Praticato per soli dieci minuti al giorno, è associata ai benefici per la salute, come l’aumento di energia! Respirare con il diaframma (il muscolo tra il petto e lo stomaco) permette di far entrare più ossigeno nel corpo. Fate attenzione a non esagerare (cioè respirare troppo in fretta o troppo a lungo) perché ci si potrebbe sentire un po’ storditi. Per ulteriori informazioni sulla respirazione addominale potete consultare le seguenti pagine internet:

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1. Respirazione diaframmatica: come respirare bene, esercizi e benefici. Come sappiamo, il respiro riflette il nostro stato fisico ed emotivo. Per esempio, una persona che si trova in uno stato di stress (clicca qui per scoprire come combatterlo) molto alto tende ad avere una respirazione di petto, molto veloce e con poca profondità. Non è raro in persone molto ansiose e stressate avere il muscolo diaframma, muscolo respiratore per eccellenza, bloccato e quini incapace di donare al respiro profondità e spessore. Se impariamo a modificare il nostro respiro, che abbiamo visto essere anche un sistema volontario, possiamo modificare il nostro stato emotivo diminuendo o addirittura abbattendo il nostro livello di stress e di tensione (e quindi anche il numero di radicali liberi sparsi nel corpo). Quali vantaggi dunque hanno le persone che respirano bene rispetto a chi respira male?

  • Una mente più tranquilla
  • Un livello di stress più basso con una migliore gestione dello stesso
  • Una postura più corretta
  • Una migliore presenza fisica e un linguaggio del corpo più positivo
  • Più sicurezza e più lucidità nel prendere le decisioni
  • Maggior controllo

Il dottor Filippo Tartaglini, sulla pagina internet alla quale potrete accedere cliccando sopra, spiega non solo i benefici di una buona respirazione ma anche gli esercizi da fare per imparare a respirare bene.

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2. Sistema respiratorio e ginnastica respiratoria. Per attuare una buona respirazione dobbiamo conoscere bene il nostro corpo. In questa pagina internet, il dott. Luca Franzon spiega non solo cos’è il sistema respiratorio ma anche le differenze tra inspirazione ed espirazione, per concludere con esercizi di ginnastica diaframmatica e costale.

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3. Respirazione olotropica.
La respirazione olotropica è una tecnica energetica naturale che permette di scendere nel profondo e di sondare lo spirito, conoscendosi, fidandosi sempre più di sé, lasciandosi andare alla vastità dell’essere. La respirazione olotropica si rivolge a tutte quelle persone che desiderano intraprendere un percorso orientato sulla crescita spirituale e conoscenza di sé. Attraverso questo tipo di respirazione è possibile accedere a diversi livelli dell’esperienza umana, che includono memorie del passato, ricordi d’infanzia, sequenze di rinascita e di morte, esperienze transpersonali. Noi di Misofonia.com crediamo che possa essere uno strumento davvero interessante per aiutare i misofonici a scoprire meglio se stessi e magari risalire alla natura del loro disturbo.

FONTI DELLE INFORMAZIONI:
MisophoniaTreatmentInstitute, ioBenessere, Mypersonaltrainer, cure-naturali.it

FONTI DELLE IMMAGINI:
Living Now, cure-naturali.it, Megliocrudo, TheHealer

di Monia De Tommaso

L’ipnosi e la misofonia

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Alcune persone hanno scoperto che l’ipnoterapia psicoterapeutica le ha aiutate a diventare più calme e più rilassate, e quindi maggiormente in grado di affrontare indirettamente la loro misofonia.
Tuttavia questa terapia è stata provata da molti con miglioramento ma a breve termine o non ha portato nessun miglioramento.
La maggior parte dell’ipnoterapia si avvale di una suggestione ipnotica che si avvale fondamentalmente della ripetizione della formula: “Quel suono non mi preoccupa.”

Questa è una suggestione ipnotica molto semplice e lineare, ma non funziona per la cura della misofonia. Tuttavia recentemente si è raggiunto il successo con un processo multi-step. Piuttosto che una sessione di “Quel suono non ti disturba” si ha un processo complesso che permette di ottenere i risultati desiderati. In genere il trattamento dura dalle 6 alle 12 sedute, e ogni fattore scatenante deve essere trattato individualmente.
La buona notizia è che questo sta fornendo significativi miglioramenti nella cura della misofonia per una buona percentuale dei pazienti.

Mark Tyrell, terapista di successo, istruttore ed ex infermiere psichiatrico, ha scritto un utile articolo intitolato “I 5 suggerimenti su come battere la misofonia li puoi mettere in pratica oggi“, nell’Uncommon Knowledge (letteralmente “Conoscenza alternativa”).
Noi di Misofonia.com l’abbiamo tradotto per voi sperando che possa esservi utile.

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“Ho pensato di ucciderla! Beh, piuttosto che farlo ho preso le ferie dal lavoro!”
“Ehm, questo è un bene.” Ho chiesto a Malcolm di quale terribile peccato il suo collega fosse colpevole per averlo fatto infuriare così per tanti mesi.
“So che per lei non significa niente, ma è il modo in cui si schiarisce la gola. Sono lì ad aspettarlo, a volte aspetto fuori per colpa sua, e mi fa impazzire letteralmente; mi ha fatto diventare depresso.”

La sensibilità al rumore – tecnicamente nota come misofonia – non è solo una lieve irritazione o un’antipatia ai rumori. Per il malato, i rumori diventano ossessioni e possono portare depressione, ansia, e rabbia. Quando venne a farmi visita, aveva un nuovo rumore scatenante nella sua lista.
“Posso sentire il suono dei giochi d’acqua della fontana dei vicini. Sembra venire su di tanto in tanto e quando lo fa mi fa impazzire! Mi sembra sempre di aspettarlo, ma altre persone dicono che riescono a malapena a notarlo.”

La sensibilità al rumore può rendere la vita insopportabile; potrebbe essere il rumore di qualcuno che mangia o qualsiasi rumore casuale. Nella mia esperienza ho curato diverse le persone con la sensibilità al rumore, e posso dire che questi tendono ad essere rumori fatti da altre persone, come il suono dello schiocco dei baci, ma potrebbe essere qualsiasi cosa. Se doveste diventare irati, irrazionali, e infuriati per un suono particolare, provare questi suggerimenti per aiutare a superare la sensibilità al rumore.

1) Conoscete la vostra sensibilità ai suoni scatenanti

Che cosa esattamente vi da’ fastidio? A Malcolm non importava il tossire della sua collega al college, ma quando si schiariva la gola, che a quanto pare faceva spesso, diventava furibondo. Che cosa in particolare vi sconvolge? Il mio cliente sensibile al rumore scoprì di essere non solo sconvolto dal suono in sé ma per l’attesa prima che il suono venisse fatto e i sentimenti di rabbia dopo che averlo sentito. Durante il fine settimana era ossessionato dal rumore e pensava come forse avrebbe potuto evitare questa povera collega (la quale ha molto apprezzato). Ma il rumore in se stesso non può essere l’unico fattore scatenante.
Malcolm aveva molti stress nella sua vita e, non a caso, la misofonia è peggiorata molto quando i suoi livelli di stress generali sono diventati più alti del normale. È come se il rumore fosse diventato un punto di riferimento per tutte le sollecitazioni e le frustrazioni della vita.
Cosa esattamente fa scattare la vostra sensibilità al rumore e cosa la fa scattare generalmente?

2) Pensate a quando si è meno sensibili al rumore

Nell’esaminare i problemi, sembra naturale mettere a fuoco quando il problema accade, e questo è utile. Ma abbiamo anche bisogno di imparare a non “creare” il problema. Un modo è quello di concentrarsi sul momento in cui non è successo quello che ci si sarebbe aspettato accadesse.
Malcolm ricordò quando una volta andando a fare la sua pausa pranzo si imbattè in  un vecchio amico di scuola. Loro si lasciarono trasportare dai ricordi, risero e decisero di incontrarsi di nuovo. Malcom, una volta tornato al lavoro, per la prima volta, non pensò allo schiarirsi della gola della collega. Questo piccolo frammento è un’informazione preziosa perché ci ha dato un indizio su quello di cui Malcolm aveva più bisogno nella sua vita per diminuire la sua risposta allo stress scatenato dai suoni.
Quando la vostra sensibilità al rumore non è innescata in una situazione in cui normalmente vi aspettate che lo sia?

3) Raggiungete ciò che manca nella vostra vita

È stato interessante notare che quando Malcolm sentiva legato a qualcuno e aveva riso, la sua sensibilità al rumore si calmava per molte ore. Vi sentite isolati, senza direzione, impotenti, o come se nella vostra vita vi fosse poco divertimento o creatività? Se è così, allora potrebbe essere che tutti questi stress (e non soddisfare le proprie necessità provoca sempre stress) può essere la causa della sensibilità al rumore. Ho incoraggiato Malcolm ad iniziare a vedere di nuovo le persone che gli piacevano, per rilassarsi profondamente e regolarmente, e di farlo come un esercizio. Ha scoperto che iniziando a soddisfare le sue principali esigenze vitali, oltre ad altri lavori che abbiamo fatto, ha portato ad una massiccia riduzione della sua attenzione al rumore.
Cosa potrebbe essere carente nella tua vita? E come si può cercare di colmare attivamente quel vuoto?

4) Riaccordate l’udito

Ho detto che Malcolm era diventato anche troppo sensibile al suono intermittente dell’acqua della fontana del suo vicino. Ora, vediamo e sentiamo ogni genere di cose, ma non siamo sempre consapevoli di vedere e di sentire tutte queste cose. Il grande ipnoterapeuta Milton Erickson ha raccontato la storia di quando era ragazzo e andò a lavorare in una fabbrica estremamente rumorosa. Con sua grande sorpresa, mentre non riusciva a sentire ciò che gli veniva detto a causa del frastuono delle macchine della fabbrica, tutti gli altri lavoratori potevano sentirsi l’un l’altro. E con suo ancora più grande stupore, ha scoperto che dopo una settimana anche lui poteva sentire quello che i suoi collaboratori stavano dicendo. Come era possibile? Attraverso l’ascolto selettivo, ecco come.
Se guardate il muro, noterete che è possibile davvero concentrarsi su un punto o si può defocalizzare la propria attenzione da quella zona e concentrarsi sulle parti del campo visivo intorno ai bordi di quel punto. Anche se gli occhi non si sono spostati, avete il vostro obiettivo. Ebbene, si può fare questo anche con l’udito. Quando si è profondamente presi da un film o immersi una lettura, le orecchie possono sentire quando il vostro nome è chiamato, ma il cervello non registra quel suono. Quando dormite profondamente, ci sono diverse cose che le vostre orecchie sentono, ma che il vostro cervello non fa. Ho chiesto a Malcolm di aspettare il suono dell’acqua della fontana dei vicini (che era già in funzione) e poi, una volta sentito, ascoltare attentamente i suoni al di fuori della casa ed elencarli (“auto di passaggio, bambini che giocano,” e così via). Naturalmente, scoprì che non fu poi così concentrato sul gioco d’acqua della fontana quando fece questo elenco.
Provate dunque a riaccordarvi sui suoni scatenanti, concentrandovi su altri suoni che vi sono intorno.

5) Superare la sensibilità al rumore con l’ipnosi

Ho usato l’ipnosi con Malcolm non solo per incoraggiare un isolamento dai suoni che lo sconvolgevano, ma anche di aiutarlo a cambiare il modo in cui sentiva quei suoni. Andate a vedere qualcuno che è esperto nell’uso di ipnosi clinica per aiutarvi a rilassarvi intorno a ciò che vi turba.
Malcolm ha imparato a ignorare quei giochi d’acqua e tornò al lavoro come un uomo cambiato, rilassato, tranquillo di fronte alle schiarite di cola della collega, e determinato a fare una vita più piena per se stesso.

FONTE DELLE INFORMAZIONI:
Misophoniatreatment

FONTE DELLE IMMAGINI:
ENRICO BECCARINI ENIGMA, SpazioAzzurro

di Monia De Tommaso

Le principali esigenze umane: un vademecum per la felicità

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Incominciamo con l’osservare ciò che la natura dice che è necessario per condurre una vita soddisfacente, produttiva, e felice.
Perché una pianta è appassisce se non ha acqua o la luce del sole?
Volete prendere l’auto dal meccanico prima di controllare che abbia carburante nel serbatoio e l’aria nelle sue gomme? Certo che no, e allora perché dimentichiamo ciò di cui abbiamo bisogno per essere felici? Oltre alle ovvie “esigenze di base” per l’acqua, cibo e riparo, gli esseri umani hanno una serie di bisogni fondamentali che non sono così evidenti, ma che sono altrettanto essenziali per il benessere emotivo.

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Questi bisogni fondamentali troppo spesso nella cultura occidentale moderna non sono trattati con l’attenzione che meritano.
Quando questi bisogni restano insoddisfatti per troppo tempo, possiamo anche soffrire di ansia, depressione, dipendenza, o qualche altro problema emotivo.
E poiché queste conseguenze si sviluppano nel tempo, possono essere facilmente trascurate, lasciandoci confusi sul perché abbiamo questo problema. A peggiorare le cose c’è l’inconsapevolezza di molte persone di avere queste esigenze o di ignorare come esse influenzano il proprio benessere. Dunque, ecco a voi lista delle 9 principali esigenze umane e delle idee su come soddisfarle. Conoscerle e garantirsi di affrontarle in salute, almeno la maggior parte del tempo, trasformerà la vostra vita. La misofonia è stata messa numerose volte in relazione con il sistema nervoso quindi se riusciremo a rilassarci e tenere sotto controllo lo stress allora rispettando queste esigenze vitali di base potremo imparare a controllare anche questo disturbo.

1. L’esigenza di dare e ricevere attenzione: un eccessivo isolamento può influire drasticamente sulla nostra condizione mentale, sullo stato emotivo, e sul comportamento. Abbiamo tutti bisogno, in misura diversa, del costante contatto con altre persone.

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Idee su come soddisfare questa esigenza:
• Una vita sociale equilibrata è il modo migliore per rispondere a queste esigenze. Assicuratevi di incontrarvi con un amico, almeno due volte a settimana.
• Decidete di parlare della persona con cui state parlando il doppio rispetto a quanto si parla di voi.
• Ricordate le vostre abilità sociali e abilità interpersonali.

2. L’esigenza di prestare attenzione alla connessione mente / corpo: la gente sempre più si tratta come macchine. Lavoriamo durante il pranzo, dormiamo troppo poco, spesso mangiamo fugacemente cibo spazzatura, saltiamo la palestra, e sostenere i nostri corpi infiacchiti con le “bevande energetiche”. Ma trascurare la corretta alimentazione, il sonno, il riposo, e l’esercizio fisico, a lungo termine porta problemi psicologici e malattie da stress.

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Idee su come soddisfare questa esigenza:
• Per una settimana, arrivate a letto abbastanza presto per fare 9 ore di sonno e vedete come vi sentite.
• Camminate più regolarmente.
• Se vi mancano energia e vitalità, per un mese seguite una dieta più ricca di fibre e vitamine.
• Dopo aver consultato il vostro medico, effettuate una sessione di 20 minuti di duro lavoro a settimana, sia che si tratti di esercizi basati sui pesi che di cardio fitness.

3. L’esigenza di avere uno scopo, degli obiettivi, e un senso: gli esseri umani hanno una capacità innata di identificare, analizzare e risolvere i problemi con fantasia. Se una persona viene privata della soddisfazione che viene dal raggiungimento degli obiettivi o non soddisfare uno scopo, l’immaginazione può iniziare a creare problemi di suo.
Abbiamo bisogno di lavorare verso qualcosa; questo attiva la nostra immaginazione e la prospettiva di adottare l’atteggiamento di speranza, piuttosto che l’elusione o la paura.

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Idee su come soddisfare questa esigenza:
• Fare un passo indietro e pensare al genere di cose che si vogliono realizzare.
• Quando decidete che cosa fare (scalare una montagna, iniziare la propria attività, scrivere un libro, ecc), tendete verso di essa.

4. L’esigenza di essere d’aiuto: questa necessità di base ci dà una ragione di essere, al di là dei nostri bisogni personali, che ha dimostrato essere benefico per nostro sistema immunitario, la salute mentale, e la felicità. Tutto ciò che prende la nostra concentrazione e impegno ci aiuterà a stare meglio, che si tratti di religione, club, o opere di carità.

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Idee su come soddisfare questa esigenza:
• Andate al vostro centro di volontariato locale, se ne avete uno, e guardate i benefici che si possono ottenere se si è coinvolti. Aiutare gli altri è un’ottima cura per il proprio spirito.
• Trovate qualcosa che si pensa sia sbagliata nella vostra comunità e iniziate a parlarne con la gente, magari su come si potrebbe risolvere il problema!

5. L’esigenza di sfida e creatività: provate qualcosa di nuovo. Esplorate. Imparate. Migliorate un’abilità già esistente. Senza un senso di progresso e successo, siamo in grado sentirci inutili, come non ci fosse ragione della nostra esistenza. La noia può farci sentire la vita come se fosse piatta. Abbiamo tutti bisogno di essere sollecitati (ma non stressati).

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Idee su come soddisfare questa esigenza:
• Fate un passo indietro e pensare il genere di cose che avete utilizzato per divertirvi prima di diventare troppo occupati per preoccuparvene.
• Prendete lezioni in qualcosa che non avete mai fatto prima. Se non fate lezioni da un po’ di tempo potrebbe sembrarvi spaventoso, ma non vi preoccupate, tutti gli altri saranno nella stessa barca!
• Cominciate un nuovo hobby o riprendetene uno vecchio (come suonare il pianoforte).

6. L’esigenza di intimità: abbiamo tutti bisogno di almeno una persona con la quale ci sentiamo di condividere le nostre idee, speranze e sogni. Alcune persone sono in grado di soddisfare questo bisogno, parlando col proprio cucciolo domestico, ma la maggior parte di noi ha bisogno di una ristretta cerchia di amici e / o famiglia amorevole e solidale.

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Idee su come soddisfare questa esigenza:
• Datevi un appuntamento settimanale con il vostro compagno (se ne avete uno) con il quale argomenti di conversazione come il lavoro, i soldi, o i bambini sono off-limits. Discutete con lui sulle vostre speranze e sogni.
• Assicuratevi di incontrarvi con una persona cara almeno una volta alla settimana per il pranzo / camminare al parco / andare al cinema.
• Parlate al telefono o su Skype con la famiglia e gli amici se sono lontani.

7. L’esigenza di controllo: dai sopravvissuti alle torture ai superstiti dei licenziamenti, coloro che sono in grado di mantenere un senso di controllo, da qualche parte, nella loro vita sono i migliori; avere una varietà di interessi e attività è importante.

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Idee su come soddisfare questa esigenza:
• Se tutti intorno a voi stanno perdendo la testa, e voi ci siete vicino, un modo per riprendere il controllo è quello di rilassarsi e ottenere una certa prospettiva. Il controllo interno può essere altrettanto (se non più) importante di quello esterno.
• Se alcune cose sono fuori dal vostro controllo e vi sta causando dello stress, provate a concentrarvi su ciò che è sotto il vostro controllo.
•Provate la pratica del training autogeno, è un’ottima tecnica per imparare ad avere il controllo sul vostro corpo e sulla vostra mente.
• È bene ricordare che non possiamo avere tutto sotto controllo, che gli errori nostri e degli altri fanno parte della nostra natura umana. E sbagliamo o voi siete umani?

8. L’esigenza di uno status: è importante sentirsi importanti, e non dovremmo vergognarci di avere questo desiderio. Il termine status ha diversi significati, per persone diverse, e non è solo conosciuto attraverso il lavoro retribuito. Per alcuni, sentirsi riconosciuti per essere una buona nonna, madre, figlio, o una figlia, potrebbe essere sufficiente. Un comportamento molto distruttivo e problematico potrebbe essere un tentativo scorretto di rispondere a questa esigenza di riconoscimento.misofonia-e-le-esigenze-vitali-di-base (3)
Idee su come soddisfare questa esigenza:
• Tenete presente che, anche se si potrebbe pensare di non avere attributi validi, non è mai accaduto nella storia dell’umanità che un essere umano ne fosse privo. Provate a farvi dire da qualche vostro conoscente i vostri punti di forza, perché possiate essere più realistici circa il vostro valore.
• Iniziate a fare qualcosa di utile nella vostra comunità locale.

9. L’esigenza di sicurezza e tranquillità: a vari livelli, tutti noi abbiamo un po’ bisogno di sentirci al sicuro e sicuri nella vita. Quando il nostro ambiente ci sembra insicuro, imprevedibile, o addirittura pericoloso, allora la nostra salute mentale può soffrire. Questa esigenza è influenzata dalla sicurezza finanziaria, la salute, la sicurezza fisica, e quanto bene sappiamo soddisfare le altre esigenze di base.

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Idee su come soddisfare questa esigenza:
• Sedetevi e pensate da dove proviene la vostra mancanza di sicurezza. È il vostro ambiente? È una persona in particolare? È iniziato dopo un evento traumatico?
• Se dipende dal vostro ambiente, si può cambiare il luogo in cui vivi / lavori? In caso contrario, si possono migliorare le vostre abilità personali di forza e la capacità fisica di farvi sentire più sicuri?
• Se si tratta di una persona in particolare, decidete se vale la pena di sentirvi in questo modo ogni giorno con loro intorno o se potrebbe essere meglio tagliare i legami.
• Se è siete stati traumatizzati, vedere un buon professionista esperto nella tecnica del Rewind, un metodo che vi farà sparire il trauma in modo rapido e comodo.

Molte uova, molti cestini

Chi mai ha tempo per soddisfare pienamente tutte queste esigenze? Beh, per fortuna si può venire incontro al soddisfacimento delle vostre esigenze primarie introducendo solo alcuni cambiamenti fondamentali nella vostra vita. Questo perché un’attività è in grado di soddisfare molteplici esigenze.
• Il lavoro nel settore umanitario potrebbe soddisfare i punti 1, 3, 4, e 5, contribuendo ai 6 e 7.
• Camminare con un amico potrebbe andare invece essere utile per i punti 1, 2, 3, 5, e 6.

È anche molto importante assicurarsi che ogni esigenza sia soddisfatta da più di un’attività.
Perdere il lavoro può essere demoralizzante; ma se il vostro bisogno di status è soddisfatto dal vostro lavoro di volontariato nella comunità, se perdete il lavoro, non vi sentirete troppo schiacciati dalla situazione e potrete gestirla meglio.
La rottura di una relazione può essere difficile; ma se il vostro bisogno di dare e ricevere l’attenzione e l’intimità proviene solo dal vostro fidanzato/a, una rottura potrebbe farvi sentire molto più feriti.

FONTE DELLE INFORMAZIONI:
hypnosisdownloads

FONTI DELLE IMMAGINI:
Quag, Crescita-personale, STEFANO SCANAVINO, CoseDalMioMondo, cmv, RI-TROVARSI, BLOGO, psicozoo, BlogCreativo, @Brioccioledinfo, AforisticaMente

di Monia De Tommaso

Le sessioni della Terapia Cognitivo-Comportamentale

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In un precedente articolo abbiamo già accennato alla CBT, ovvero la Terapia Cognitivo-Comportamentale come una delle tecniche più utilizzate per affrontare la misofonia. Qui approfondiremo l’argomento iniziando col dire che il Royal College degli Psichiatri definisce la terapia cognitivo-comportamentale, come un modo per poter esprimere:

• Cosa pensi di te stesso, del mondo e delle altre persone.
• Come, quello che fate, influenza i vostri pensieri e sentimenti.

Dicono che la CBT può aiutare a cambiare il modo di pensare (la parte cognitiva) e ciò che si fa (la parte comportamentale). Questi cambiamenti possono aiutare a sentirsi meglio. A differenza di altri trattamenti la CBT si concentra sulle difficoltà del “qui e ora”. Invece di concentrarsi sulle cause del vostro disagio o sui sintomi passati, cerca dei modi per migliorare il vostro stato d’animo ora.
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Se non siete sicuri di voler impegnarvi per un lungo corso di sedute con uno psicologo clinico, ci sono varie risorse su Internet che forniscono un’introduzione alla CBT o anche corsi di sessioni di CBT computerizzati:

• Sviluppato dall’Università Nazionale Australiana, il MoodGYM (letteralmente: ginnastica per l’umore) è un divertente programma web interattivo e gratuito che insegna i principi di CBT utilizzando diagrammi veloci ed esercizi online. Esso dimostra il rapporto tra pensieri ed emozioni, e opera attraverso le interazioni con lo stress e il rapporto di rottura, così come l’insegnamento del rilassamento e delle tecniche di meditazione. Si compone di cinque moduli (perché si possa sentire cosa si fa, cambiare il modo di pensare, i pensieri “deformati”, sapere che cosa ci turba, formazione delle competenze interpersonali), un gioco interattivo, valutatori di ansia e depressione, file audio rilassanti scaricabili, un libro di esercizi e la possibilità di lasciare una valutazione finale. Studi scientifici hanno dimostrato che l’uso di due o più moduli è collegato a una significativa riduzione dei sintomi della depressione e dell’ansia. Questi benefici durano anche 12 mesi. MoodGYM ha vinto diversi premi IT e medici e ha oltre 200.000 utenti in tutto il mondo.

Vivere la vita al massimo è un corso online sulla capacità di vivere, per tutti coloro che si sentono in difficoltà. Esso mira a fornire un facile accesso alle competenze CBT nel modo in affronta il gergo tecnico. Aiuta a capire perché ci si sente in un determinato modo ed insegna nuovi modi di migliorare il proprio stato d’animo apportando modifiche nei propri pensieri, attività, sonno e relazioni. Il corso si basa sull’idea di aiutare l’utente ad aiutare se stesso. É supportato da una serie di esercizi CBT fai da te che possono essere utilizzati tra le sessioni di apprendimento online. Questi incoraggiano a mettere in pratica ciò che si sta imparando, e di fermarsi, pensare e riflettere su ciò che si sta imparando.

FearFighter (letteralmente “combattente della paura”) trasporta CBT su Internet, ed é utile per tutti coloro che possono essere preoccupati per i segni associati alla visita da un terapista. Prendendo solo tre mesi per portare a termine il suo compito, avvalendosi del supporto telefonico, FearFighter aiuta a migliorare anche se si hanno competenze informatiche.
Si é invitati a utilizzare FearFighter tutte le volte che si desidera, ma per almeno una volta alla settimana. Aiuta a identificare i problemi specifici, a lavorare su obiettivi realistici del trattamento, e monitorare il raggiungimento di quegli obiettivi attraverso ripetute auto-dichiarazioni. Si ottiene un breve supporto telefonico per un totale di un’ora su 10 settimane.
FearFighter aiuta a lavorare esattamente su quello che genera la vostra paura, in modo da poter conoscerla ed affrontarla fino a quando non scompare. Questa è chiamata “terapia di esposizione”. È costituita da nove fasi che devono essere eseguite una ad una per ottenere maggiori benefici. Come un terapeuta, FearFighter chiede di tornare ogni settimana per riferire cosa si ha fatto. Si può chiedere di stampare i questionari e i grafici dei propri progressi. Esso guida attraverso la CBT tanto quanto farebbe un terapeuta. Ecco a voi un’illustrazione delle fasi di questo programma:

terapia-cognitivo-comportamentaleFase 1: Benvenuto in FearFighter
Introduce il sistema, si chiede di valutare il proprio problema sul Questionario sulla Paura (FQ) e sulla Scala di Regolazione Lavorativa e Sociale (WSA – Work & Social Adjustment Scale), e chiede se si hanno pensieri suicidi e abuso di alcol.

Fase 2: Come battere la paura
Spiega i principi della CBT, con esempi di casi. Verrà chiesto di tenere un registro giornaliero delle proprie reazioni nervose.

Fase 3: Suddivisione del problema
Aiuta a identificare i fattori scatenanti, mostra gli scenari relativi al proprio problema, e aiuta a nominare i propri fattori scatenanti e a valutarli su scala che va da 0 a 8.

Fase 4: Come ottenere un aiutante
Spiega il valore di assunzione di un co-terapeuta per la CBT e dà suggerimenti su come trovarne uno.

Fase 5: Definizione degli obiettivi
Guida l’utente attraverso il processo di impostazione dei buoni obiettivi da raggiungere e dei test. Questi vanno registrati e valutati nel sistema che può permettere di stampare esercizi personalizzati.

Passo 6: Gestire l’ansia
Offre una varietá di strategie di superamento degli esercizi da eseguire durante la CBT.

Fase 7: Ripassare gli obiettivi
Guida su come mettere in pratica le strategie di superamento personali sia immaginati che vissuti durante gli esercizi della CBT.

Fase 8: Continuare
I controlli progrediscono con l’aiuto di grafici, che permettono di ideare nuovi obiettivi e offrono opinioni e consigli.

Fase 9: Risoluzione dei problemi
Offre un ventaglio di suggerimenti su come superare i punti critici comuni durante il trattamento.

FONTE DELLE INFORMAZIONI:
Misophonia Association

FONTI DELLE IMMAGINI:
Psicologi-italia.it, IPSICO, Psiche e Soma

di Monia De Tommaso

Terapia Cognitivo-Comportamentale

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Come abbiamo detto diverse volte non vi è ancora una cura per la misofonia ma alcune persone hanno trovato sollievo usando diverse tecniche tra le quali c’è la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT – Cognitive Behavioural Therapy).

Questa terapia è un trattamento di tipo psicologico utilizzato per aiutare le persone il cui comportamento è influenzato dalle proprie convinzioni e supposizioni attribuite agli eventi che le sconvolge. Va ricordato tuttavia che la CBT non è una soluzione rapida per i problemi psicologici e che può, per alcune persone, che essere parte di un processo terapeutico più lungo, o può non avere alcun valore. Sebbene la CBT sia stata messa in circolazione dal 1960, la ricerca sta ancora scoprendo i suoi vantaggi ei suoi limiti.

Quella che segue è una lista dei motivi per cui la CBT potrebbe essere un’opzione terapeutica utile.

1. La CBT ha un comprovato successo per il trattamento di una serie di condizioni tra cui la depressione, gli attacchi di panico e altri disturbi legati all’ansia, problemi di droga e alcol, fobie, disturbi alimentari, disturbi del sonno, la gestione del dolore e del lutto.

2. Anche se è lontana dall’essere una cura per tutte le condizioni psicologiche, la CBT ha un tasso di successo piuttosto impressionante (di circa il 50%), anche se le stime variano un pò.

3. La CBT è un’opzione relativamente poco costosa e un’opzione di terapia relativamente breve che può comprendere meno di 6 sedute per essere completata. Comunque è una terapia psicologica pertanto la sua durata dovrebbe esere considerata caso per caso.

4. La maggior parte professionisti della CBT dimostrano le sue proprietà potenziali. Il cliente è un partecipante attivo nel processo di terapia e, infine, diventa a sua volta un terapeuta una volta che le sedute con il terapeuta giunto al termine.

5. Poiché il punto focale è sul rapporto tra i processi mentali e il comportamento, di solito c’è meno interesse nell’approfondire l’educazione del cliente (come un bambino) o la divulgazione di eventi psicologicamente minanti. Questo può essere un enorme sollievo per alcune persone che resistono, respingono o hanno opinioni negative circa le terapie analitiche e quindi possono evitare il trattamento. È necessario tuttavia aggiungere un chiarimento. Nessun terapeuta competente può completamente ignorare il passato o le circostanze personali del cliente, se diventa chiaro che queste può essere alla base di alcuni dei problemi immediati del cliente. Ad esempio, se l’abuso sessuale è chiaramente un pensiero invadente, sarebbe immorale per il terapeuta ignorare semplicemente questo fatto.

terapia-cognitivo-comportamentale (1)6. La CBT è un processo attivo che richiede al cliente di partecipare a una stabilita serie di sessioni orientative. Tra le sessioni con il terapeuta il cliente si aspetta di intraprendere una serie di esercizi per casa e riferirne i risultati. In questo modo il cliente non è semplicemente il destinatario passivo della terapia, ma ne è parte attiva.

7. La CBT è naturale e sicura. A differenza di molti farmaci che hanno una serie di potenziali effetti collaterali, non vi è nulla durante la CBT che possa causare danni. La chiave del successo della CBT è quella di aiutare i clienti a sentirsi abbastanza sicuri per cambiare gradualmente le loro convinzioni e comportamenti. Come la maggior parte degli interventi terapeutici la CBT dovrebbe essere gestita da un terapista qualificato e accreditato. Ovviamente, organismi professionali pertinenti variano da paese a paese.

8. La teoria e la pratica che caratterizza la CBT è abbastanza facile da capire. A differenza di alcune terapie psicologiche che possono apparire sfuggenti ed elitarie, i principi alla base della CBT sono ben documentati e disponibili a chiunque abbia accesso a Internet od una biblioteca.

9. Contrariamente ad alcuni dei miti che sembrano esserci intorno alla CBT, un terapeuta competente è ben lontano dall’apparire come una macchina fredda e senza cuore. In altre parole, è molto più probabile che il terapeuta sia interessato alle vostre circostanze personali e alla situazione. Inoltre, il terapeuta vorrà stabilire un buon rapporto e sarà interessato ai pensieri e sentimenti del paziente.

Abbiamo trovato inoltre un chiaro articolo sulla CBT scritto dal dott. Aldo Gabardo che spiega più nel dettaglio in cosa consiste. Cliccate qui per accederci. Buona lettura.

FONTE DELLE INFORMAZIONI:
HealthCentral

FONTE DELLE IMMAGINI:
piubenessere.it

di Monia De Tommaso