CAPITOLO 7: L’innesco del cervello – L’amigdala e la “rabbia per il suono”
Nella maggior parte dei disturbi psichiatrici, il cervello crea strategie disfunzionali per far fronte a stimoli che sono percepiti come minacce. In questi disturbi, tra cui l’intera gamma di fobie, attacchi di panico, e PTSD, la paura è alla base della strategia. All’amigdala è stato riconosciuto di giocare un ruolo fondamentale nell’elaborazione di paura, reagendo a stimoli minacciosi attraverso la paura, e la memorizzazione di ricordi appresi riguardanti il riconoscimento di situazioni e ambienti che inducono paura. Negli schemi riguardanti la paura, gli stimoli possono raggiungere direttamente l’amigdala; il corpo risponde senza riflettere, come ad esempio il saltando indietro quando si vede un serpente. È la paura che innesca il processo della fuga immediata.
Tuttavia, non ci sono dati che indichino che l’amigdala sia il centro della rabbia. Come pure, non vi è alcuna prova scientifica per sostenere che l’amigdala sia il primo fattore nella misofonia ad innescare un processo comportamentale di fuga a partire da stimoli cerebrali. Non è mai stato studiato un esempio di fuga neurologica in risposta alla rabbia generata dal disordine misofonico.
L’amigdala e la sensibilità sensoriale
È noto che una volta che l’amigdala è sensibilizzata ad un evento traumatico o scatenante, vi è un cambiamento nel modo dell’input sensoriale viene elaborato. Precedenti eventi emotivamente salienti sono stati memorizzati nella memoria dell’amigdala dove non sono consci ma impliciti, e irrimediabili. Uno stimolo simile o una minore intensità possono innescare una memoria e provocare la stessa risposta veloce che il fattore scatenante originale ha suscitato. Se uno stimolo sensoriale è stato precedentemente associato ad un evento traumatico, la persona risponde a stimoli simili con la stessa risposta emotiva, anche se gli stimoli sono innocui. Questo è meglio illustrato dall’elaborazione emotiva di stimoli visivi nel Disordine da Stress Post-Traumatico (PTSD). Uno studio con risonanza magnetica funzionale (fMRI), esplorando la trasformazione di immagini di traumi legati alla corteccia visiva e l’amigdala di venti veterani, ha dimostrato che l’amigdala ha aumentato i livelli di attivazione, a prescindere dal contenuto delle immagini, e indipendentemente dall’intensità di riconoscimento delle immagini.
Il trauma emotivo ha cambiato la soglia di risposta dell’amigdala di modo che l’intensità non avesse più importanza. I risultati suggeriscono che, almeno nei veterani con PTSD, l’esperienza emotiva traumatica può modificare l’elaborazione visiva a livello di pre-attenzione. Si potrebbe indicare un possibile meccanismo predisposto per l’elaborazione patologica dell’esperienza traumatica. In entrambi i casi, entrambi i suggerimenti indicano come l’amigdala possa essere sensibilizzata e possa reagire a stimoli visivi provenienti da un trauma precedente o una predisposizione.
Come può tutto ciò collegarsi alla “rabbia per il suono”? Si deduce che l’amigdala, con la sua vasta connettività ai maggiori centri di pensiero e i centri di risposta di fuga, può essere predisposta o sensibilizzata in modo tale da modificare la soglia dell’eccitazione.
L’amigdala e la memoria
La decodificazione del significato emotivo degli stimoli sensoriali permette la formazione della memoria emozionale. L’amigdala può svolgere un ruolo nella stimolazione della formazione della memoria, e nell’invio di segnali neuromodulatori ad altre regioni del cervello. Studi di diagnostiche per immagini di cervelli, hanno dimostrato che c’è una correlazione tra l’attivazione dell’amigdala durante la codifica e la successiva memoria. La correlazione sarebbe simile a questa: l’attivazione dell’amigdala riflette, momento per momento, l’esperienza emotiva del soggetto. Questa attivazione migliora la memoria in relazione all’intensità emotiva di un’esperienza. Pertanto, un’esperienza emotiva ripetuta sarà codificata e messa nella memoria.
Che cosa significa questo per quanto riguarda la “rabbia per i suoni”? La ripetuta intensità emotiva nell’ascolto di suoni riguardanti la masticazione, latrato di cani, l’oscillazione di gambe, ecc., attivando e ri-attivando l’amigdala e migliorando la memoria. I ricordi immagazzinati nell’amigdala non sono consapevoli, indelebili e irrecuperabili. Potrebbe essere che questi memorizzati, ricordi inconsci, rendano sempre più difficile “passare” dal disordine.
In un esperimento di stress indotto contro un gruppo di controllo, i ricercatori hanno scoperto che l’esposizione a stimoli avversi ha provocato un’attivazione prolungata sia dell’amigdala che le sue connessioni con le parti del cervello coinvolte nella risposta allo stress. Ciò potrebbe far sì che gli stimoli associati diventino sempre più prominenti (importanti, o che risaltano). Per quanto riguarda la misofonia, esperienze ripetute contribuiscono a formare la memoria, rafforzando qualunque disfunzione iniziale ci possa essere. Con i ricordi di stress definiti, l’informazione inviata alla corteccia è enfatica: “pericolo!”.
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FONTE DELLE INFORMAZIONI:
Sound-Rage: A Primer of the Neurobiology and Psychology of a Little Known Anger Disorder
FONTE DELL’IMMAGINE:
la rete